«Migranti costretti a seppellire i cadaveri dei loro compagni in Libia», i racconti dei naufraghi della Sea Watch

«Migranti costretti a seppellire i cadaveri dei loro compagni in Libia», i racconti dei naufraghi della Sea Watch
L'inferno dei campi profughi della Libia nei racconti dei naufraghi a bordo della Sea Watch. «Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di...

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L'inferno dei campi profughi della Libia nei racconti dei naufraghi a bordo della Sea Watch. «Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia e di aver subito vessazioni inenarrabili. Uno dei naufraghi ha raccontato di essere stato costretto a seppellire cadaveri per preparare il centro di detenzione alla visita di operatori esterni cercando di renderlo più presentabile. Questa è la Libia, il Paese in cui ci viene indicato di portare le persone soccorse: non lo faremo mai». Così la portavoce della Ong Sea Watch Giorgia Linardi.


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«Anche il più piccolo dei minori non accompagnati, che ha solo 12 anni, è stato imprigionato senza un valido motivo. Un'altra persona - continua Linardi - ha raccontato di essere stata venduta, pare, peraltro, a un ufficiale del governo e di essere stato costretto a prestare manodopera gratuita: ha lavorato come servo per potersi comprare la libertà ed essere messo su un gommone».

«Molte persone - aggiunge la portavoce di Sea Watch - raccontano di aver tentato di lasciare la Libia via mare più volte. Una persona addirittura ha riconosciuto nella motovedetta che è sopraggiunta dopo il soccorso la stessa che lo aveva già riportato indietro». Tutte le volte che i naufraghi sono ricondotti in Libia «vengono di nuovo imprigionati». Alla vista della motovedetta libica «sono terrorizzati». «Un'altra persona - prosegue - ha raccontato che il familiare gli è stato ucciso davanti agli occhi con un colpo di kalashnikov, sempre in detenzione».

«Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese dove alle persone è riservato questo trattamento - ammonisce Linardi -. Ci aspetteremmo che i nostri governi si impegnassero perché questo non avvenga invece di alimentare la spirale del traffico permettendo che queste persone che tentano di scappare dalla Libia siano riportate indietro, torturate, seviziate. E se sopravvivono... di nuovo ributtate in mare per essere poi riportate indietro. Finché non periscono».

SALVINI

«Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal Nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: stop ai complici di scafisti e trafficanti». Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
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Il Mattino