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All’emergenza migratoria il governo risponderà con una stretta in due atti. La prima è stata varata ieri dal Consiglio dei ministri e servirà a tamponare la crisi di Lampedusa, l’isola siciliana nel mirino di un boom di sbarchi dalla Tunisia. Più in là, forse già la prossima settimana, arriverà il secondo atto con nuove regole sui migranti minori non accompagnati e le espulsioni dei clandestini «ad alta pericolosità sociale».
I NUOVI CENTRI
Con ordine. A Palazzo Chigi il governo ha dato il via al piano emergenziale per i rimpatri annunciato dalla premier Giorgia Meloni. Due le direttive. Da un lato il raddoppio dei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), le strutture che ospitano temporaneamente i migranti irregolari finché le procedure di rimpatrio non sono espletate. Sono dieci, diventeranno venti: uno in ogni Regione. Il presupposto, va da sé, è che i veti finora opposti dai governatori delle Regioni “rosse” al piano per i Cpr del Viminale cadano una volta per tutte. Si occuperà la Difesa, con il Genio dell’Esercito, di costruire le nuove strutture «da realizzare in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili». Un imperativo, ha spiegato ieri Meloni durante la riunione a Palazzo Chigi: «Non si creerà ulteriore disagio e insicurezza nelle città italiane».
Lavori che procederanno spediti grazie alle norme taglia-burocrazia già approvate con il decreto-Cutro in primavera, le prime strutture potrebbero essere pronte entro due mesi.
I PROSSIMI PASSI
Si comporrà di due interventi. Da un lato la revisione della normativa sui migranti minori non accompagnati. Il governo vuole mettere mano alla “legge Zampa”, dal nome della deputata ulivista che l’ha firmata nel 2017. L’obiettivo, fa sapere Palazzo Chigi, è «tutelare i veri minori per evitare, come accade ora, che con una semplice autocertificazione chiunque possa essere inserito nei circuiti rivolti ai minori». Tra le misure allo studio un irrigidimento dei controlli medici per verificare l’effettiva età degli adolescenti che entrano illegalmente in Italia. All’insegna di un criterio: la “presunzione di maggiore età”. Nel dubbio, se le verifiche non dovessero dare esito certo, i migranti saranno considerati maggiorenni. Nel qual caso, per chi non ha diritto all’asilo, inizierà l’iter per i rimpatri.
Su questo fronte interverrà il prossimo decreto con una stretta sui tempi per rimpatriare i migranti irregolari. Sopratutto quelli considerati “violenti” e “pericolosi” a seguito di reati, atti di violenza o minacce di cui si sono macchiati sul territorio italiano. È una norma cui il governo lavora dall’estate e nasce sulla scia di fatti di cronaca nera come il delitto di Rovereto, dove una donna è stata assassinata da un 37enne di origini nigeriane senza fissa dimora.
Per aumentare e rendere più spediti i rimpatri non basterà tuttavia il pugno duro della legge. Servirà infatti la collaborazione dei Paesidi partenza. Specie dei Paesi considerati “sicuri”, è il caso della Tunisia, per cui sono previsti tempi più stretti. Con questo obiettivo il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione alla Farnesina con gli ambasciatori dei Paesi africani da cui origina il grosso dei traffici illegali.
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