Ha 11 anni, viene dal Gambia e per lei il nostro Paese è solo un posto come un altro, un posto "chiamato Italia" in cui è arrivata a bordo di un barcone di morte. E'...
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Ha ancora l'orrore ancora negli occhi mentre scrive una lettera pubblicata dal Corriere della Sera in cui prega i suoi "fratelli e sorelle" di non partire, di "non arrivare in questo modo". "Vi prego, vi prego, vi prego. Vi dico queste parole perché so cosa ho visto e ho visto molte cose che non posso raccontare. Quel che posso dire a voi, a chi sta per arrivare è: non fatelo, per favore, fratelli e sorelle".
Il suo racconto è tutto quello che resta di quella famiglia che si è salutata in Libia: sì, perché papà aveva pagato un po' di più lo scafista per far stare le figlie più in alto nella nave, per non finire nella stiva dove non si respirava. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino