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BRUXELLES - «Efficace e rispettata». A lavori del Consiglio Ue appena terminati, a Bruxelles Giorgia Meloni viene raccontata in questo modo. Tra coloro che hanno lavorato al testo delle conclusioni finali, la verve del premier sulla questione migranti e sulla regolamentazione delle Ong è stata molto apprezzata. Tant’è che chi in conferenza stampa ha chiesto se avesse avuto sentore di un cambio di passo, ha ricevuto in risposta un netto: «Non è che l’ho percepito, l’abbiamo ottenuto». Un approccio diverso che, secondo il presidente del Consiglio, è tutto racchiuso in una frase «messa nero su bianco che mai si era riusciti a mettere: “l’immigrazione è un problema Ue e ha bisogno di una risposta Ue”».
Migranti, apertura sulla linea italiana
Il pressing italiano - in realtà forte della sponda offerta da Vienna e altri sette Paesi più interessati ai cosiddetti movimenti secondari ma pronti a rispolverare il vecchio progetto della “Fortezza Europa” - sembra essere riuscito a rendere centrale un tema fino ad oggi gestito da Bruxelles spedendo sempre la palla in tribuna. E quindi ecco, ad esempio, il riconoscimento della peculiarità delle «frontiere marittime» (che prepara il terreno ad un successivo accordo capace di garantire interventi diretti dell’Europa nel Mediterraneo) e quello della «dimensione esterna» dell’azione. Ovvero della necessità di agire per blindare i confini, marittimi e anche terrestri (con nuovi muri che l’Ue è pronta a finanziare). Così come il tema del sostanziale “addio” allo «specchietto per le allodole» che il sistema della redistribuzione dei migranti rappresenta per il governo italiano.
LE ORGANIZZAZIONI
Non solo però.
IL PIANO PER L’AFRICA
Infine, l’azione italiana si è concentrata sulla necessità di spingere sul medio periodo l’implementazione di un piano della Commissione sulla rotta del Mediterraneo centrale. E cioè che il lavoro di raccordo svolto fino a questo momento dall’Italia con i paesi del Nordafrica, sia affiancato dall’Europa. «Immaginiamo una cooperazione rafforzata con i paesi di partenza e transito dell’immigrazione per combattere anche i traffici illegali e consentendo alle persone di entrare in modo legale con flussi ben regolati». In sintesi l’idea che Meloni vorrebbe prevalente nel Vecchio Continente è blindare i confini per aprire i consolati presenti nei Paesi di partenza e consentire il passaggio solo ai richiedenti asilo (o ai migranti necessari). Per farlo però servono maggiori investimenti in Africa, e questa è la partita che il premier proverà a giocare nella seconda metà del 2023, quando il semestre europeo sarà a guida spagnola, Paese senza dubbio più vicino alle istanze di Roma.
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Il Mattino