Dopo Medici senza frontiere anche le Ong Sea Eye e Save The Children sospendono le operazioni di salvataggio davanti alle coste libiche poiché la Libia ha deciso...
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«Oggi abbiamo deciso a malincuore di sospendere temporaneamente le nostre missioni di salvataggio», ha scritto su twitter Sea Eye. Il motivo, si spiega, è la mutata situazione di sicurezza nel Mediterraneo occidentale. «Proseguire il nostro lavoro di salvataggio - spiega l'ong tedesca - sarebbe irresponsabile nei confronti dei nostri equipaggi».
Save the Children annuncia di aver fermato «temporaneamente» la nave Vos Hestia, che ora si trova a Malta «in attesa di capire se ci sono le condizioni di sicurezza per riprendere le operazioni». L'organizzazione si dice «rammaricata» di aver fatto questa scelta, che è però dovuta «alle decisioni della Marina Libica di controllare le acque internazionali». «Si tratta di una situazione molto preoccupante - afferma la Ong - per il rischio di sicurezza dello staff e per la reale capacità della Vos Hestia di mettere in atto la propria missione di soccorso».
La C-Star, la nave anti migranti dell'organizzazione Defend Europe e l'Aquarius, l'imbarcazione di Sos Mediterranee su cui opera anche il personale di Medici senza Frontiere, si trovano a poca distanza l'una dall'altra in acque internazionali davanti alla Libia. Sono stati gli stessi appartenenti all'organizzazione di destra ad annunciare con un tweet che avrebbero raggiunto la nave della Ong. «Ci stiamo dirigendo verso l'Aquarius» hanno scritto, subito dopo un altro tweet: «La missione DefendEurope è ora in grado di tornare al suo obiettivo, le coste libiche». Dai tracciati radar si vedono le due navi molto vicine, in acque internazionali, davanti alle coste libiche di Sabratha e Zauia.
«Oltre a salvare vite, la nostra priorità è garantire la massima sicurezza del nostro equipaggio. Fino a che questa continua ad essere garantita, Sos Mediterranee rimarrà in zona di ricerca e soccorso, salvando imbarcazioni in pericolo e prevenendo il ritorno forzato delle persone soccorse in Libia», ha detto la stessa Ong in una nota nella quale sottolinea che i responsabili dell'organizzazione stanno «controllando da vicino la preoccupante situazione».
Al momento dunque nave Acquarius, su cui opera il personale sanitario di Msf, continuerà a pattugliare le acque internazionali davanti alla Libia, «rispettando il limite delle acque territoriali» del paese «come prescritto dal diritto marittimo internazionale». Sos Mediterranee sottolinea in ogni caso la «necessità di aumentare la capacità di ricerca e soccorso» nel Mediterraneo: le Ong, afferma, «devono essere in grado di continuare la loro attività di soccorso senza impedimenti. La vita delle persone è a rischio, sia in mare che in Libia. Limitare l'accesso e le attività delle Ong causerà, ancora una volta, un incremento di morti e sofferenza nel mar Mediterraneo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino