Bruxelles fissa la scadenza di un mese per vedere progressi sul ricollocamento dei migranti e, nel caso, per discutere sanzioni. Marzo e non oltre. Sì, perché...
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«Capisco le preoccupazioni dell’Europa, ma in questa fase i migranti non possono essere rimpatriati in Libia. Il rimpatrio non è una soluzione praticabile per via delle condizioni umanitarie nel paese» dice il rappresentante speciale dell’Onu, Martin Kobler, a margine della riunione del Consiglio di Sicurezza. «Capisco le preoccupazioni degli europei - ha insistito Kobler - ma il vero problema è affrontare alla radice le cause che spingono la gente a lasciare i paesi di origine». Un piano alla radice, insomma. Tanto più che «la Libia è vittima delle migrazioni così come l’Europa». Kobler sarà a Ginevra nei prossimi giorni, per incontrare l’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, e l’Alto Commissario per i diritti umani, Zeid Ràad Al Hussein.
In uno scenario di soluzioni da definire, in particolare sui ricollocamenti ancora al palo, c’è però una certezza: mai come in questo inverno sono aumentati gli sbarchi. Tanto da sembrare estate. Gli obiettivi fissati dalla Commissione europea parlano di mille ricollocamenti al mese dall’Italia e duemila dalla Grecia, ma ad oggi - sui 160 mila complessivi previsti - il numero totale raggiunto è di appena 12 mila ricollocamenti effettuati.
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