Aveva pianificato tutto nei minimi particolari. Con precisione chirurgica. Luigi Capasso ci pensava da giorni, forse da mesi. Non lo sapremo mai. Ha spento in un attimo la vita...
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Nessun raptus, nessun gesto impulsivo, nessuno scatto d’ira che gli abbia annebbiato la mente. Aveva deciso di uccidere la moglie e le figlie. Aveva deciso di cancellare la sua famiglia. Non doveva rimanere traccia dell’amore che era stato. Lo hanno capito i carabinieri quando sono riusciti ad entrare in casa, dopo 9 ore di trattative e dopo quel colpo che Luigi Capasso si è sparato in bocca, nella camera da letto dove giaceva priva di vita la sua figlia più piccola che lui stesso aveva ucciso diverse ore prima.
Nell’abitazione i militari hanno ritrovato una busta di carta grande. All’interno il carabiniere aveva riposto altre cinque buste più piccole ognuna delle quali era indirizzata ad uno dei suoi famigliari. In queste missive l’uomo si è rivolto ai genitori ed ai suoi fratelli. Alla madre ed al padre lui ha spiegato le ragioni del suo gesto. Gli esposti della moglie e la sua chiamata al 113 lo scorso gennaio sono stati la causa scatenante del suo odio e della sua scelta omicida e suicida. Ma Capasso non si è limitato a spiegare ai suoi cari il perché dello sterminio della sua famiglia. Ha dato indicazioni in merito alla gestione di tutte le questioni che sarebbero rimaste in sospeso con la sua morte. Aveva pianificato tutto così alla perfezione che nelle buste sono persino stati ritrovati degli assegni. Si tratta di alcuni lasciti per i fratelli. Aveva deciso che ad ognuno di loro spettasse una parte del denaro che ancora aveva a disposizione.
Ma la cosa più agghiacciante è che, in una busta, è stato ritrovato un assegno da 10.000 euro che il carabiniere omicida aveva destinato al pagamento dei funerali per se stesso, per le bimbe e per la moglie. Ha lasciato disposizioni in merito al fratello chiedendo che venissero utilizzati quei soldi per le esequie.
Poi ha scritto che voleva che venisse venduta la casa nella quale vivevano la moglie con le figlie e ha stabilito anche come ripartire il denaro. Si è preoccupato persino di ricordare al fratello di disdire i contratti per la fornitura di energia elettrica e gas. Sapeva già che da lì a poche ore quella casa sarebbe rimasta vuota. Priva di voci, priva di vita. Luce e calore non sarebbero più serviti a nulla, a nessuno.
Con una lucidità sconcertante ha premeditato tutto, ha previsto ogni cosa, ha dato indicazioni precise. Ha voluto controllare tutto fino all’ultima minuzia. Le lettere, che aveva scritto probabilmente con calma, mentre si trovava nel suo alloggio a Velletri, se l’era portate dalla caserma. Ora tutto il materiale è stato posto sotto sequestro dai carabinieri ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria.
«Ci vedremo tutti in paradiso» blaterava su quel balcone mentre i negoziatori dei carabinieri cercavano di convincerlo ad arrendersi. Intanto la moglie combatteva per rimanere aggrappata alla vita in una camera d’ospedale e Alessia e Martina giacevano in una pozza di sangue, trafitte dai proiettili della sua pistola d’ordinanza. Una strage premeditata ma soprattutto prevedibile. Troppe richieste di soccorso inascoltate. Antonietta per ben tre volte, da settembre, aveva chiesto aiuto alla Polizia ma, soprattutto, più volte aveva segnalato la situazione ai comandanti del marito che si sono succeduti nel tempo. Ma nessun provvedimento è mai stato preso. Nell’auto di Capasso rimangono quelle due uova di Pasqua che Martina ed Alessia non potranno mai scartare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino