In Europa 1800 miliziani: ecco l’esercito del terrore

In Europa 1800 miliziani: ecco l’esercito del terrore
«Sono circa cinquemila i jihadisti rientrati dai campi di combattimento della Siria e dell’Iraq, tra i 1500 e i 1800 sono certamente rientrati in Europa». A...

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«Sono circa cinquemila i jihadisti rientrati dai campi di combattimento della Siria e dell’Iraq, tra i 1500 e i 1800 sono certamente rientrati in Europa». A fornire questi numeri è l’Europol che mette così in guardia i governi sul fronte del terrorismo. Anche in Italia la statistica è in continuo aggiornamento e si ritiene che siano circa un centinaio i «foreign fighter» partiti per la Siria o per combattere e poi rientrati nel nostro Paese. Per cinquantuno di questi nomi spuntano personaggi inquietanti che hanno alle spalle un percorso all’interno dell’estremismo islamico in Italia e non solo. Sedici sono ricercati perché coinvolti, a vario titolo, in procedimenti giudiziari.



L’elenco comprende anche i nomi degli italiani convertiti che sono diventati combattenti volontari del jihad, oltre ai diciassette foreign fighter tenuti sotto stretta osservazione da parte dell’Antiterrorismo. Tra i latitanti più noti c’è sicuramente la campana Maria Giulia Sergio - conosciuta con il nome di Fatima - e Giampiero Filangieri, il calabrese arrestato il 21 luglio 2015 dal dipartimento antiterrorismo ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, mentre tentava di raggiungere i miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi. E poi, Stefano Costantini, che ha la doppia cittadinanza italo-svizzera.

Sono numeri che mettono fortemente in allarme le polizie e le intelligence europee perché più l’Isis perde terreno in Siria e in Iraq a causa dei bombardamenti occidentali, più è incentivata a colpire asimmetricamente compiendo attentati in Europa. È soprattutto per queste ragioni che negli ultimi mesi si registra un incremento di attentati in ogni parte del mondo: dalla Francia alla Germania, dal Bangladesh all’Afghanistan.

I «foreign fighter» sono soggetti che partono per la Siria o per l’Iraq per combattere contro Assad al fianco delle milizie del Daesh, ma che quando riescono a rientrare in Europa, spesso, decidono di morire da «martiri» compiendo azioni suicide. Uomini che si addestrano sul campo di guerra, capaci di usare ogni tipo di arma e disposti a tutto per colpire i «munafiqun», gli ipocriti, così come sono denominati tutti gli occidentali. Molti di questi soggetti - è stato studiato dalle intelligence - hanno problemi psicologici e relazionali, incapaci di distinguere il valore della vita e della morte. Entrano nelle organizzazioni terroristiche per sentirsi parte di qualcosa di più grande, una comunità con regole ed obiettivi ben precisi dove nessuno si sente escluso e, anzi, è ben accetto quanto più mostra attivismo e protagonismo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino