ROMA - Dopo l'uscita dal Tg1 con la caduta di Silvio Berlusconi, le vicende giudiziarie legate alla sua stagione in Rai, la condanna per peculato, arriva ora per Augusto...
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Minzolini era stato ritenuto colpevole di aver utilizzato in maniera impropria la carta di credito che gli era stata fornita da Viale Mazzini per le spese di rappresentanza da direttore del Tg1, consegnando sì le ricevute ma senza giustificare il motivo delle spese per i pasti, per un importo di circa 65mila euro. Il parlamentare era stato assolto in primo grado, con la motivazione che non avesse consapevolezza di stare spendendo impropriamente denaro pubblico, ma era stato poi condannato in appello. «Un giudizio non equo», secondo Minzolini che si è difeso nell'udienza pubblica della Giunta. Non solo perché - ha sostenuto - ha preso il via «grazie ad un esposto di Antonio Di Pietro», ma anche perché a giudicarlo è stato «Giannicola Sinisi, parlamentare dello schieramento opposto al mio, che è stato anche sottosegretario nel governo Prodi», insomma «un avversario politico». Il giornalista ha fatto dunque ricorso alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. «Non ho mai avuto problemi con la giustizia - ha spiegato -. I miei guai sono cominciati e finiti con la Rai».
La condanna per peculato non è l'unica subita per vicende legate alla sua avventura a Viale Mazzini. Il 15 dicembre scorso Minzolini era stato condannato in primo grado a quattro mesi di reclusione per abuso d'ufficio per la rimozione nel 2010 dalla conduzione del telegiornale delle 20 di Tiziana Ferrario. Una decisione che aveva suscitato non poche critiche, soprattutto da parte di Forza Italia. Le polemiche, in realtà, hanno sempre accompagnato la carriera del giornalista, sin da quando era cronista politico alla Stampa e sfornava, come nessun altro, retroscena dal Transatlantico. Sono stati però i due anni e mezzo alla tv pubblica i più contestati, per i suoi editoriali in difesa del governo Berlusconi, per le scalette ritenute troppo leggere e per i contrasti con la redazione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino