Maretta tra i montiani l’ira del professore

Mario Monti
ROMA - Per giorni ha incassato, ha sopportato, ha taciuto. Ma alla fine, proprio nel giorno del suo settantesimo compleanno, Mario Monti non ce l’ha fatta più ed è...

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ROMA - Per giorni ha incassato, ha sopportato, ha taciuto. Ma alla fine, proprio nel giorno del suo settantesimo compleanno, Mario Monti non ce l’ha fatta più ed è sbottato. Non ha più digerito di essere presentato come l’uomo delle poltrone, quello che si infischia dei destini del Paese per non parlare della sua creatura Scelta civica, sicché alla riunione dei parlamentari “civici” ha usato parole dure, dichiarandosi «disgustato» delle tante critiche apprese dai giornali. So e capisco che i giornalisti usano colorare le cose, ma c’è ovviamente qualcuno che offre loro materia, il senso del suo sfogo davanti ai deputati riuniti in assemblea. Quindi il monito: «So di essere considerato in via d’estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui in Parlamento». Dopo di che è arrivata l’esternazione di disgusto: «Alcune dichiarazioni lette sui giornali su miei supposti interessi personali sono disgustose», al punto che il premier avrebbe anche pensato di disertare l’incontro con i neo deputati.




LE TENSIONI

Ma è proprio dai parlamentari, che sono arrivate ulteriori tensioni. La convocazione dei gruppi di Camera e Senato per l’elezione dei due presidenti è stata motivo di amarezza se non peggio, questa volta per la componente dei montezemoliani. I due nuovi capigruppo, Mario Mauro al Senato e Lorenzo Dellai alla Camera, sono entrambi di matrice cattolica, laddove la componente maggioritaria degli eletti è quella che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo. E mentre Mauro è passato all’unanimità, per Dellai è successa la stessa cosa, in piccolo, accaduta al gruppo Pd, dove il neo presidente è passato sì, ma con tante schede bianche e dissensi. E le polemiche non sono mancate, con i montezemoliani che non hanno fatto mistero di dichiararsi «furibondi», spiegando che «Italia futura è la componente di maggioranza e avrebbe dovuto ottenere la presidenza di almeno uno dei due gruppi, che invece sono andati a due cattolici». C’è stato anche il tentativo di by-passare lo scontro mettendo in campo la donna, quando Andrea Romano che era l’antagonista di Dellai, si è detto disposto a fare il classico passo indietro per favorire l’elezione di Irene Tinagli, montezemoliana. Niente di niente, la divisione tra le due anime di Lista civica è rimasta tutta, se non peggiorata, con i cattolici ex dc a spuntarla e a cantare vittoria.



DELLAI


In serata è dovuto intervenire lo stesso Dellai (il suo nome era circolato anche per la presidenza di Montecitorio), il quale prima ha fatto sapere di avere avuto un «cordiale colloquio telefonico» con Monti, quindi ha cercato di gettare acqua sul fuoco tenendo comunque il punto: «Basta con queste stucchevoli polemiche. Il legittimo dibattito interno al gruppo per la scelta degli organi interni non può in alcun modo essere inteso come motivo di polemica nei confronti del presidente Monti, il Paese si aspetta altro da noi».



N.B.M. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino