Morto Stefano Livadiotti, giornalista dell'Espresso: tra due giorni avrebbe compiuto 60 anni

Morto Stefano Livadiotti, giornalista dell'Espresso: tra due giorni avrebbe compiuto 60 anni (L'Espresso)
Morto Stefano Livadiotti, giornalista dell'Espresso, fra due giorni avrebbe compiuto 60 anni. A riferire la notizia è il settimanale sul suo sito internet, con un...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Morto Stefano Livadiotti, giornalista dell'Espresso, fra due giorni avrebbe compiuto 60 anni. A riferire la notizia è il settimanale sul suo sito internet, con un ritratto online del cronista firmato dal direttore Marco Damilano e dai suoi vice Lirio Abbate e Alessandro Gilioli. Nato a Roma il 26 dicembre del 1958, Livadiotti scriveva su L'Espresso dagli anni Novanta, firmando diverse inchieste, specie sulla 'casta' e sui potenti, su uomini politici, sindacalisti, magistrati, Vaticano; ed è stato autore di opere come 'L'altra casta', 'L'ultracasta', 'I senza Dio'.




«Era un uomo elegante, spiritoso, corrosivo - scrivono Damilano, Abbate e Gilioli - che del nostro giornale condivideva il Dna, le virtù e i vizi, la passione per la verità, la scrittura acuminata, il gusto di rompere le scatole al potente di turno. Non aveva mai paura di scrivere quello che pensava o che scopriva e non aveva paura dei potenti, così come non aveva avuto paura nemmeno della malattia».

Proseguono il direttore e i vicedirettori dell'Espresso: «Livadiotti era così; sfrontato, indomito, senza inchini né timidezze né prudenze. Indifferente alle conseguenze che poteva avere su di lui quello che aveva scoperto e scritto, perché scoprire e scrivere dava il senso alla sua vita più di qualsiasi encomio o vantaggio personale. Era un uomo di sinistra, che non aveva avuto paura di scrivere un libro sulle incrostazioni dei sindacati; era un uomo di legalità che aveva scritto un best seller sulla casta dei magistrati. Un giornalista verticale, un uomo verticale». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino