Messico e Senato, muro contro muro: ceffone (repubblicano) a Trump

Messico e Senato, muro contro muro: ceffone (repubblicano) a Trump
Muro contro muro. Quello col Messico, cavallo di battaglia e sogno elettorale di Donald Trump. E quello tirato su dal senato,...

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Muro contro muro.

Quello col Messico, cavallo di battaglia e sogno elettorale di Donald Trump.

E quello tirato su dal senato, secondo il quale non c’è nessuna emergenza nazionale.

Il presidente, insomma, ha provato a forzare la mano, ma non c’è riuscito e contro il suo stesso muro ci va a sbattere in pieno.

“Suo” almeno due volte.

In primis, perché suo è il desiderio di fortificare e addirittura militarizzare il confine con il vicino scomodo. In secondo luogo, perché suo è il partito che gli si è rivoltato contro.

La camera più alta del Congresso infatti, a dispetto della mezza sconfitta di midterm, gode di una solida maggioranza repubblicana. Ovvero, è in mano a quella destra che Trump dovrebbe sostenerlo e non ostacolarlo.



E invece ecco il ceffone in pieno volto: 59 voti contro e soltanto 41 a favore, con 12 membri del Great Old Party che si schierano al fianco dei democratici.

Tra loro c’è anche Marco Rubio, senatore dello Stato della Florida. In compagnia di Robert Portman, meno noto alle nostre latitudini, ma stimato rappresentante dell’Ohio. È proprio lui a spiegare la decisione un attimo prima del clamoroso verdetto:

«Dichiarare l’emergenza nazionale per avere accesso a fondi di natura economica avrebbe posto le basi di un precedente pericoloso». E, con parole ancora più chiare: «Avrebbe cioè spalancato le porte a qualsiasi futuro presidente di fare davvero qualsiasi cosa».



Ci sono delle regole, dunque, e vanno rispettate.
Concetto che Trump tradizionalmente ama molto poco.

Non a caso, il tycoon non soltanto non ci sta, ma come sempre rilancia.

«VETO!», twitta inferocito un attimo dopo, anticipando con i soliti caratteri cubitali di volersi avvalere della facoltà garantitagli dalla costituzione di invalidare il voto del Senato. Senato che a sua volta, per raggirare in via definitiva il veto del presidente, avrebbe bisogno di una maggioranza dei due terzi che tuttavia non ha.



Il capriccioso inquilino della Casa Bianca rischia così di spuntarla comunque.

Ma la crisi politica a destra, nonostante un tasso di popolarità tra i repubblicani che sfiora l’incredibile soglia del 100%, è ufficialmente aperta.


Ed è l’ennesima spina nel fianco di un uomo ogni giorno un po’ più solo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino