Passa all'unanimità la risoluzione sull'emergenza minori a Napoli. Un lungo applauso al termine del plenum straordinario del Consiglio superiore della magistratura...
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Un tasto, quello della scuola, sul qual battono tutti gli interventi. Tocca a un altro napoletano, l'ex gip Francesco Cananzi motivare il documento ieri approvato dall'assemblea di Palazzo dei Marescialli: «Napoli ha bisogno dell'attenzione del ministro dell'interno Salvini perché la questione Napoli si riflette sul Paese. Noi siamo qui per dare un segno la delibera non riguarda solo Napoli ma tratta un'emergenza che riguarda anche Palermo, Bari, Milano, Torino, tutto il Paese». Insomma, cambiare rotta, senza però affidarsi a scappatoie come potrebbe essere inteso l'abbassamento dell'età imputabile, facile slogan sfoderato in tempi di emergenza. Spiega Paola Balducci: «L'abbassamento dell'età imputabile? Non penso sia questo il problema. Ci sono molti miei colleghi che pensano che questa sia la soluzione migliore, io penso che occorra, con regole forti, con sanzioni forti, che il ragazzo rientri in società». Tocca all'ex gip napoletano Lucio Aschettino passare in rassegna gli altri punti della risoluzione della sesta. È in questo senso che il magistrato ricorda l'importanza di valorizzare «la specializzazione dei colleghi magistrati impegnati sul fronte della devianza minorile».
Aula gremita, tra i posti riservati il procuratore di Napoli Gianni Melillo, che in questi mesi ha battuto sull'esigenza di un'azione in sinergia tra pm ordinari e pm dei minori, oltre ai vertici degli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello di Napoli, a partire dalla procuratrice dei minori Maria De Luzemberger. In aula si scorgono le sagome dei tre nuovi consiglieri eletti al Csm (Ciambellini, Lepre, Suriano), oltre al consigliere laico, il veterano dei penalisti napoletani Michele Cerabona. Non mancano i vertici delle forze dell'ordine e di polizia giudiziaria, esponenti della chiesa e del volontariato, oltre a Maria Luisa Iavarone, madre di Arturo, lo studente brutalmente aggredito in via Foria lo scorso dicembre, che ha esposto un manifesto al fianco del consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli: un manifesto di sostegno sull'importanza di togliere i figli ai camorristi, di fronte ai casi ritenuti irrecuperabili. Hanno chiuso i lavori i consiglieri Morgigni, Balduzzi e Morosini, che hanno insistito sulla necessità di impedire che un altro minore pronunci quella frase beffardo al cospetto delle forze dell'ordine: «Tanto a me che mi fai?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino