«La Chiesa del Sud chiede attenzione per i nostri giovani, la situazione non è solo critica, ma drammatica: rischiamo di perdere un’intera generazione»:...
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Alza la voce, la Chiesa del Sud, rompendo una tradizione di anni per dare spazio a chi, oggi, è non solo senza voce, ma anche senza speranza e futuro: i giovani del Mezzogiorno. «Non possiamo far finta di niente - dice Sepe nel salone della Stazione Marittima di Napoli - perché le conseguenze sono sociali, culturali e religiose. Non vogliamo sostituire le istituzioni, ma chiamare ognuno a fare la sua parte. Basta lamentarsi, facciamo proposte partendo da quanto già sperimentato: da ogni regione arriverà una proposta per creare lavoro e fare un’iniezione di fiducia e di speranza ai nostri giovani che si sentono avviliti, scartati, emarginati». Una linea sposata da Papa Francesco, dal Presidente Mattarella e dallo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Nel 2015 il Pil del Sud è cresciuto, vogliamo rendere strutturali questi miglioramenti. Il Meridione è la sfida del Governo».
Tuttavia non si parla di buoni propositi. Ma di denunce durissime. Come quella dell’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro: «Il sistema fondato sul profitto che obbliga molti popoli a migrare e molti adulti e giovani ad un lavoro non degno è una economia che uccide - dice il presidente della commissione Cei per il lavoro - Il nostro grido nasce dal Vangelo, dai poveri del mondo e quindi anche da noi, periferia di un’opulenza anch’essa in crisi, si alza il grido per l’equità. Perché è intollerabile che otto individui posseggano quanto la metà dell’umanità. Il clamore del Sud si inserisce in un clamore ancora più grande e si allarga al grido della terra, violentata e sfruttata, come nei casi della Terra dei fuochi e di Taranto».
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Il Mattino