La Siria, con Aleppo, teatro di una delle «battaglie più atroci», e il terrorismo, con un ricordo particolare per chi «è stato ferito ha perso una...
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E non poteva essere diversamente vista la cronaca degli ultimi giorni, con la liberazione di Aleppo che lascia ancora molte persone - e circa quattromila bambini - in condizioni più che precarie, e con l'attentato a Berlino, che ha riportato la paura nel Natale degli europei. Non è mancato, nel messaggio del quarto Natale di papa Francesco, uno sguardo ampio su tutti i popoli del mondo che soffrono la guerra, la povertà, l'esclusione. Non è mancato neppure lo sguardo sui migranti e sui bambini, già richiamati alla attenzione di tutti ieri, nella messa della notte di Natale. Papa Bergoglio ha dunque aperto l'elenco dei popoli in attesa di pace con i siriani. «Pace - ha detto - agli uomini e alle donne nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso. Soprattutto nella città di Aleppo, teatro nelle ultime settimane di una delle battaglie più atroci, è quanto mai urgente che nel rispetto del diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria. È tempo che le armi tacciano definitivamente e la comunità internazionale si adoperi attivamente perché si raggiunga una soluzione negoziale e si ristabilisca la convivenza civile nel Paese».
Nel messaggio natalizio dei papi raramente è mancato un richiamo alla Terrasanta, e infatti anche papa Bergoglio lo ha rinnovato oggi, auspicando «pace alle donne e agli uomini dell'amata Terra Santa, scelta e prediletta da Dio. Israeliani e Palestinesi - ha detto - abbiano il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia». Volgendo lo sguardo poi a Iraq, Libia e Yemen, papa Francesco ha citato per la prima volta la sofferenza dei popoli per «efferate azioni terroristiche». Dopo un excursus tra Africa, Ucraina, Colombia, Venezuela, Myanmar e penisola coreana, papa Francesco ha chiesto «pace a chi è stato ferito o ha perso perso una persona cara a causa di efferati atti di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tanti Paesi e città. Pace, non a parole, ma fattiva e concreta, - ha poi auspicato il Pontefice - ai nostri fratelli e sorelle abbandonati ed esclusi, a quelli che soffrono la fame e a coloro che sono vittime di violenze. Pace ai profughi, ai migranti e ai rifugiati, a quanti oggi sono oggetto della tratta delle persone.
Pace ai popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi e l'avida ingordigia del dio denaro che porta alla schiavitù.
Il Mattino