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Una agonia durata due anni. Raccontata giorno dopo giorno tramite mail e chat ai due uomini a cui si era affidata completamente. E che, mentre moriva per un neo asportato su un tavolo da cucina di un centro olistico, si preoccupavano della barca allagata e di non fare sapere di quell'intervento senza anestesia e senza controllo istologico. Per la morte di Roberta Repetto, stroncata a 40 anni dalle metastasi di un melanoma, sono finiti in carcere il santone Vincenzo Paolo Bendinelli, fondatore del centro olistico Anidra, paradiso terreste a Borzonasca sulle alture di Chiavari, e il medico dirigente di chirurgia generale dell'ospedale di Manerbio (Brescia), Paolo Oneda. I due sono accusati di omicidio volontario con dolo eventuale e sono indagati anche per violenza sessuale e circonvenzione di incapace così come una psicologa, fidanzata del medico, la dottoressa Paola Dora.
L'inchiesta parte il 9 ottobre 2020 quando Roberta muore all'ospedale San Martino di Genova.
Secondo l'ipotesi della procura gli ospiti venivano plagiati: dovevano digiunare per 20 giorni e nel frattempo lavorare. Il santone avrebbe deciso anche sulla vita sessuale: ogni ospite, è l'ipotesi dell'accusa, doveva avere rapporti sessuali con lui o con gli altri dirigenti che lui indicava. «Voi non avete mai provato il vero piacere - avrebbe detto - ma con la disciplina tantrica ve lo insegno io».
E Roberta, che al centro ha dato 60 mila euro, sarebbe stata una delle vittime. Si fa togliere un neo dalla schiena su un tavolo del centro, senza anestesia e senza alcun accertamento istologico. Da quel momento parte una lenta agonia che lei descrive in un diario e nelle mail che manda al santone e al medico. I due le suggeriscono tisane, meditazioni, impacchi di ghiaccio. E mentre lei sta sempre più male e finisce in ospedale, Oneda si preoccupa di non farle dire che era stato lui a operarla suggerendole, a cinque giorni dalla morte, di rifiutare anche una trasfusione. Le rimproverano anche di avere mangiato una pizza fuori dall'Anidra. «Nonostante il dolore - spiegano i genitori di Roberta - speriamo che tutto questo possa servire affinché nessuna finisca in posti come quello».
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Il Mattino