Nettuno, Alessandro pestato in strada: «Una spallata, poi le botte. Mi ha salvato un passante»

Il racconto del ventunenne picchiato da una baby gang mentre si trovava con alcuni amici: «Scaraventato a terra e preso a calci in testa»

Nettuno, Alessandro pestato in strada: «Una spallata, poi le botte. Mi ha salvato un passante»
«Una storia surreale. Adesso sto bene, ma a ripensarci resta incomprensibile». A tre giorni dall’aggressione subita al Borgo medievale a Nettuno, Alessandro...

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«Una storia surreale. Adesso sto bene, ma a ripensarci resta incomprensibile». A tre giorni dall’aggressione subita al Borgo medievale a Nettuno, Alessandro Leone, 21 anni, studente di odontoiatria residente ad Anzio, prova a riannodare i fili di una serata assurda che gli è costata un pestaggio ad opera di una banda di coetanei. A ricordargli la brutta avventura il taglio sotto lo zigomo destro che gli aggressori gli hanno procurato. Solo pochi centimetri sotto l’occhio che è tumefatto. 

 

 

La dinamica

«Avevamo trascorso la serata in un pub al borgo medievale bevendo una birra e divertendoci con giochi di società - racconta il ragazzo - Intorno a mezzanotte abbiamo deciso di ritornare a casa, ad Anzio. Quindi ci siamo avviati verso le nostre autovetture che erano parcheggiate sul lungomare, all’esterno del borgo». E proprio durante questo breve tragitto che c’è stato il prologo di quella che poi sarebbe stata la selvaggia aggressione messa in atto da almeno dieci persone. «Mentre stavamo lasciando la zona del borgo – riprende il racconto - incrocio un ragazzo, forse della mia stessa età, che mi dà una spallata; era chiaramente una provocazione perché c’era spazio per camminare ed evitare il contatto. Mi sono quindi voltato e gli ho chiesto conto di quel comportamento; lui mi ha insultato e ha proseguito. Per quanto mi riguarda la storia sembrava finita lì».

 

 

E invece è stato solo l’inizio. Dopo pochi minuti infatti Alessandro i suoi amici vengono raggiunti dal giovane con il quale aveva avuto “il contatto” poco prima, questa volta accompagnato da tre amici. «Mi ha raggiunto all’inizio della discesa del porto – racconta il ventunenne di Anzio - e ha chiesto conto della mia reazione alla sua spallata. Pensavo volesse solo chiarire, quando un certo punto sono stato aggredito da altre persone alle spalle con pugni sulla nuca, sul collo e sulla parte destra del volto. Ho provato a girarmi per vedere chi mi stava colpendo e in quel momento il ragazzo con il quale stavo discutendo mi ha infilato letteralmente un dito nell’occhio destro; di riflesso li ho chiusi entrambi e in quel momento sono stato scaraventato in terra; non ho capito più niente perché sono stato preso a calci sul corpo e anche in testa».
Una raffica di colpi che hanno tramortito Alessandro mentre i suoi amici cercavano di proteggerlo. «Due di loro hanno cercato di fare scudo – spiega – ma sono stati picchiati e allontanati. Con noi c’erano anche delle amiche che hanno assistito all’aggressione e sono rimaste scosse. Tante altre volte eravamo usciti insieme, ma senza avere problemi».

 

 

I soccorsi

Secondo Alessandro Leone l’aggressione è durata poco meno di un minuto. «Per fortuna - riprende il racconto - è passato un signore che, visto quanto stava accadendo, ha gridato che stava per arrivare la polizia. A quel punto gli aggressori mi hanno lasciato e sono fuggiti sul lungomare. È stata la mia salvezza, perché non so come sarebbe andata a finire». Al pronto soccorso dell’ospedale di Anzio i medici gli hanno suturato la ferita allo zigomo destro e lo hanno sottoposto ad una accurata tac alla testa che, per fortuna, ha dato esito negativo. Anche i due amici che avevano cercato di aiutarlo e che sono stati raggiunti da pugni in testa, sono stati sottoposti allo stesso esame che ha dato lo stesso risultato. Ad indagare sull’episodio e a cercare di identificare gli aggressori di Alessandro Leone sono gli agenti del commissariato di polizia di Anzio. Gli investigatori non escludono che potessero far parte di un gruppetto che nei fine settimana viene dalla vicina Aprilia a trascorrere le serate dei locali del borgo. «Erano sicuramente italiani - racconta ancora la vittima -, uno solo aveva la pelle scura, quasi olivastra, ma parlava benissimo l’italiano. Una storia assurda e alla fine, tutto sommato, è andata anche bene».

 

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Il Mattino