La Nigeria va al voto, per eleggere presidente e parlamento, tra l'incubo di Boko Haram che non ha mancato di attaccare i seggi come «promesso» dal suo leader, Abubakar...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Almeno 39 persone sono state uccise in cinque diversi attacchi nello Stato di Gombe, nel nordest del Paese, regione martoriata dai jihadisti che si ispirano all'Isis, dove i miliziani, armi in pugno, hanno costretto gli elettori di almeno tre villaggi a lasciare i seggi. Due autobomba sono esplose in altre due sezioni elettorali nello stato di Enugu, nel sudest, dove secondo la polizia non ci sono state vittime. In alcuni casi non è stato subito chiaro se gli attacchi fossero stati compiuti dagli estremisti islamici o fossero il frutto di scontri politici.
«Ma qual è la differenza?», ha detto un testimone all'emittente britannica. L'orrore dei fondamentalisti di Boko Haram ha insanguinato anche la vigilia elettorale. E in uno dei modi più macabri: 23 persone sono state decapitate con una motosega nella notte tra venerdì e sabato nel villaggio di Buratai, a circa 200 km da Maiduguri, capitale dello Stato del Borno. Proprio ieri il ministero della Difesa nigeriano aveva annunciato di aver distrutto i centri di comando di Boko Haram a Gwoza, sempre nel nordest, uccidendo «diversi terroristi del Califfato» e catturandone molti altri. Ma il gruppo jihadista è riuscito comunque a dare seguito alle minacce del suo leader che a febbraio aveva avvertito in un video su Twitter: le elezioni «non si svolgeranno in un clima pacifico, anche se ciò dovesse costarci la vita».
La violenza jiahdista dovrà essere la priorità della prossima presidenza nigeriana per la quale si sfidano il capo di Stato uscente, il cristiano Goodluck Jonathan del Peoplès Democratic Party, e Muhammadu Buhari, generale musulmano ed ex dittatore. Proprio in nome della sicurezza le elezioni inizialmente previste per il 14 febbraio erano state rinviate, a una settimana dal voto, al 28 marzo. Circa 70 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne nel Paese più popoloso dell'Africa (170 milioni di abitanti), con un nuovo sistema di identificazione degli elettori, che include le carte biometriche.
Ma in alcune aree della Nigeria, compresa Lagos, «problemi tecnici» nel sistema di riconoscimento dei votanti hanno impedito il normale avvio delle operazioni di voto che sono state rinviate a domani dalla Commissione elettorale.
Il Mattino