Noemi Durini, Dna del fidanzato sotto un'unghia. Per gli inquirenti è la prova che «agì da solo»

Noemi Durini, «il fidanzato Lucio ha agito da solo»: la prova dal Dna, ecco cosa si è scoperto
Sotto un'unghia della sedicenne Noemi Durini, la ragazzina scomparsa dalla provincia di Lecce, a Specchia, il 3 settembre dell'anno scorso e ritrovata morta 10 giorni...

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Sotto un'unghia della sedicenne Noemi Durini, la ragazzina scomparsa dalla provincia di Lecce, a Specchia, il 3 settembre dell'anno scorso e ritrovata morta 10 giorni dopo, è stato trovato il Dna di Lucio, il fidanzato della vittima. Noemi fu ritrovata sotto un cumulo di pietre nelle campagne di Castrignano del Capo, e del delitto si era auto-accusato proprio Lucio, all'epoca dei fatti 17enne: poco tempo dopo il delitto però, aveva ritrattato la sua confessione e accusato un meccanico salentino.

 
Lucio, dopo la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini della Procura minorile, risulta l'unico indagato. È accusato di omicidio volontario con le aggravanti di aver commesso il fatto con premeditazione, per motivi abietti e futili e di aver agito con crudeltà. Secondo quanto emerse dall'autopsia, Noemi fu seppellita viva sotto un cumulo di pietre e morì asfissiata dopo essere stata picchiata, probabilmente a mani nude, e successivamente accoltellata alla nuca. 



Il Dna di Lucio sul cadavere di Noemi è stato rilevato dalla perizia dei carabinieri del Ris sui reperti sequestrati, depositata presso la Procura per i Minorenni di Lecce. Per gli investigatori è stato impossibile risalire ad eventuali ed ulteriori tracce di Dna, anche per via dello stato dei luoghi e del tempo trascorso prima della scoperta del cadavere, avvenuta solo dopo dieci giorni dal delitto. In quei giorni pioggia e caldo si sono susseguiti e hanno cancellato l'acido nucleico su ogni reperto biologico repertato.

Nell'inchiesta parallela a quella della Procura minorile, e condotta dalla Procura ordinaria, resta ancora aperto il fascicolo in cui risultano indagati, come atto dovuto, il padre di Lucio per sequestro di persona e concorso in occultamento di cadavere e Fausto Nicolì, il meccanico 49enne di Patù tirato in ballo da Lucio in una lettera scritta nel carcere sardo (dove il giovane è detenuto) come unico autore del delitto.
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Il Mattino