Le macerie nella navata sono state rimosse con un robot e ricoverate in speciali depositi come tante vittime di una tragedia. I vertiginosi archi rampanti che puntellano il...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ieri, in una Parigi stretta dalla quarantena, nel venerdì di Pasqua, una cerimonia commovente in forma intima ha celebrato la cattedrale e la reliquia della corona di spine salvata dalle fiamme di quel 15 aprile. Presenti l’arcivescovo Michel Aupetit e una delegazione con gli attori Judith Chemla e Philippe Torreton che hanno letto poesie sulle note del violinista Renaud Capuçon. Il colpo d’occhio colpisce il cuore. Lo squarcio sul tetto della crociera centrale tra la navata e il transetto è coperto da teloni di plastica protettiva, molli come sudari. «A parte due pilastri con lesioni superficiali, i danni veri sono sul complesso delle volte», racconta Carlo Blasi che dopo il lockdown è dovuto rientrare nella sua Firenze.
L’illustre architetto già lo scorso ottobre aveva tenuto una conferenza organizzata a Roma, a Palazzo Farnese, dall’Ambasciata francese. «Purtroppo resta il grosso problema del ponteggio fuso, dove le aste di ferro e acciaio sono aggrovigliate - spiega l’architetto - Per smontarlo dobbiamo ricorrere ad un’operazione complicata con gli operai sospesi a cavi collegati ad una gru alta cento metri che lavorano come acrobati per tagliare pezzo a pezzo la griglia di metallo fuso, sollevarlo e portarlo via, sempre in modalità aerea». Ma prima di smontare è stato necessario rinforzare le strutture sopravvissute al fuoco: troppo alto il rischio che cedessero. «Abbiamo completato tutte le operazioni di puntellamento delle murature con speciali centine in legno per ciascuno degli archi rampanti - dice Blasi - Gli archi rampanti di Notre-Dame sono i più lunghi e snelli delle architetture gotiche: un unicum, perché non hanno appoggi intermedi, a differenza per esempio della cattedrale di Chartres».
Il crono-programma per la rinascita di Notre-Dame era chiaro: «Entro il primo giugno - precisa Blasi - si sarebbe dovuto completare tutto lo smontaggio del vecchio ponteggio e terminare la diagnostica strutturale della cattedrale, per avviare la fase del progetto di restauro finalizzato poi alla ricostruzione». Ora la tabella di marcia deve seguire i tempi del coronavirus. Anche perché il cantiere di Notre-Dame ha una particolarità. «C’è il problema della presenza delle polveri di piombo - ricorda l’architetto fiorentino - Per questo nel cantiere è stata allestita una struttura con speciali docce e spogliatoi comuni dove gli operai devono sempre cambiarsi secondo le norme sanitarie». Una situazione che fa i conti con le prescrizioni della distanza di sicurezza. I tempi per la ripresa sono dilatati.
Quanto al modello ricostruttivo si avanzano ipotesi: «Il tema allo studio è quello di ricostruirla così com’era - riflette Blasi - ripartire cioè dal modello delle sue strutture murarie e in legno, magari migliorandole.
Il Mattino