Nuova legge elettorale, Renzi frena il Pd sul voto anticipato: «Niente forzature»

Nuova legge elettorale, Renzi frena il Pd sul voto anticipato: «Niente forzature»
Roma. «No, vabbè! Francesco, cancella quel tweet». È toccato a Matteo Renzi ieri pomeriggio gettare secchiate di acqua gelata sull’entusiasmo dei...

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Roma. «No, vabbè! Francesco, cancella quel tweet». È toccato a Matteo Renzi ieri pomeriggio gettare secchiate di acqua gelata sull’entusiasmo dei suoi e soprattutto del tesoriere del Pd Francesco Bonifazi che pochi minuti dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum scrive: «Non ci sono più alibi, votiamo». Nel nuovo stile renziano il tifo va calibrato con la politica e calato con molto più tatto e cautela non solo nel Palazzo ma anche nel Paese. Urlare chiedendo «elezioni-elezioni» quando si stanno ancora tirando fuori le vittime a Rigopiano e si deve accelerare la ricostruzione nelle zone del terremoto, non è certo opportuno. Senza contare che il problema della legge elettorale in questo momento interessa poco o nulla non solo ai terremotati ma anche al resto del Paese alle prese con ben altri problemi. Ovvio che l’impatto della sentenza sui partiti, Pd in testa, è forte ma per il nuovo-Renzi - interessato ad ascoltare più la gente che il Palazzo - l’argomento della legge elettorale e del voto anticipato va posto in subordine all’agenda delle emergenze. 

 
«Adelante con jucio», sostiene quindi l’ex premier con i suoi sostenendo che di data del voto non vuol sentir parlare mentre riconferma la disponibilità del Pd a discutere di legge elettorale «senza perdere tempo». Nella cautela renziana si legge anche l’attenzione con la quale al Nazareno si intende regolare il rapporto con il governo Gentiloni. “Staccare la spina” ad un esecutivo di marca Pd non è operazione semplice e la road map renziana deve fare i conti non solo con le raccomandazioni del Colle ma anche con una enorme pattuglia di eletti che il Pd ha al Senato ma soprattutto alla Camera e che solo in parte hanno la speranza di tornare. Resta però il fatto che da ieri al segretario del Pd è tornato il coltello dalla parte del manico non solo perchè sarà lui a fare le liste, ma anche perché con il premio alla Camera e lo sbarramento all’8% al Senato le ipotesi di scissione sono molto più faticose. 


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