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Gli archeologi hanno portato alla luce in Kenya alcuni dei più antichi utensili in pietra mai trovati, ma è un mistero chi li abbia modellati. In passato, gli scienziati ipotizzavano che i nostri antenati fossero gli unici in grado di realizzare oggetti in pietra. Tuttavia due grandi denti fossili trovati insieme agli oggetti nel sito di scavi a Nyayanga, vicino al lago Vittoria, gettano nuova luce sulla teoria, come spiega uno studio pubblicato dalla rivista Science.
I denti
Quando è stato rimosso lo scheletro di un ippopotamo, Blasto Onyango, capo preparatore dei Musei nazionali del Kenya, ha trovato un enorme molare di ominide. Era mischiato a pietre modellate e scaglie taglienti che la paleoantropologa Emma Finestone ha classificato come antichi strumenti dell’Olduvaiano, periodo del Paleolitico inferiore nel quale è possibile riconoscere un processo evolutivo da uno stadio antico a uno più sviluppato. Benché le pietre usate fossero quelle più facilmente reperibili, si riscontra una scelta specifica del materiale in base agli strumenti che si volevano ottenere. Il molare però proveniva da un antenato umano molto diverso: il Paranthropus è noto per i suoi enormi denti e il cranio delle dimensioni di una scimmia, non per le capacità di fabbricare utensili. Questo, dicono gli scienziati, spalanca nuovi scenari evolutivi. «Sono sempre stato scettico sul fatto che il Paranthropus usasse strumenti di pietra. Ma forse abbiamo più ominidi nel periodo Olduvaiano», afferma il paleoantropologo Sileshi Semaw del Centro nazionale di ricerca spagnolo per l’evoluzione umana.
Gli scavi
I nostri antenati diretti, in sostanza, «potrebbero non essere state le uniche creature esperte di tecnologia durante l’età della pietra», afferma l’autore dello studio Rick Potts, direttore del programma Human Origins dello Smithsonian. «Quei denti ci pongono di fronte a una grande incognita: chi ha realizzato questi utensili?».
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La dieta
Con le rocce e le scaglie, afferma Thomas Plummer, antropologo del Queens College di New York, i primi esseri umani potevano tagliare e frantumare una vasta gamma di materiali e gli strumenti emersi dal sito del Kenya - probabilmente i più antichi strumenti dell’Olduvaiano trovati fino a oggi - suggeriscono che questo ha dato agli ominidi un vantaggio in un’area chiave: mangiare. Il sito, noto come Nyayanga, è una lussureggiante area collinare sulle rive del lago Vittoria. Da quando hanno iniziato gli scavi nel 2015, i ricercatori hanno trovato un tesoro composto da manufatti e ossa di animali, ora anche i due denti di Paranthropus. Segni di taglio su diverse ossa di ippopotamo mostrano che l’animale è stato fatto a pezzi per la sua carne, che sarebbe stata mangiata cruda. I primi umani hanno creato utensili anche per rompere le ossa di antilope e succhiarne il midollo all’interno e per sbucciare le scorze esterne delle radici. «Se riesci a macellare un ippopotamo, puoi macellare praticamente qualsiasi cosa», conclude Plummer. In passato gli esperti presumevano che fossero i nostri diretti antenati a usare questi manufatti, ma i denti reperiti negli scavi lasciano supporre che persino cugini estinti come Paranthropus, con i loro grandi denti e il loro piccolo cervello, avessero creato degli utensili. Il mistero sarà difficile da risolvere, «dopotutto non possiamo stabilire con certezza se il Paranthropus stesse usando questi strumenti o semplicemente sia morto nello stesso posto».
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