Un testimone racconta come è stato ucciso Willy. «È sceso per primo Gabriele e ha sferrato un calcio a Willy, ce l'ho ancora impresso nella mente,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Leggi anche > Willy Monteiro, fratelli Bianchi incastrati da una foto: su un'auto nera con due donne dopo il pestaggio
Il 21enne di Colleferro ha provato a sedare una rissa ma ne è rimasto vittima. Tra i presenti la sera dell'aggressione parla un giovane, che chiede di rimanere anonimo, che ricostruisce perfettamente quello che è accaduto. Il teste spiega che la rissa sarebbe stata innescata da Francesco Belleggia, poi con l'arrivo dei fratelli Bianchi la situazione è degenerata. Il giovane fornisce dettagli molto importanti ai fini delle indagini, raccontando che l'aggressione si è svolta in pochi secondi, forse un minuto e che l'ambulanza è arrivata circa 30 minuti dopo, mentre Willy era a terra in condizioni gravissime.
Tutto sarebbe iniziato con un apprezzamento a una ragazza, Belleggia così ha sferrato un cazzotto a uno dei presenti, ma il gesto non è piaciuto a molti ragazzi che hanno iniziato a cercarlo. Sarebbe stato a quel punto che Belleggia avrebbe chiamato in aiuto i fratelli Bianchi, da quel momento la situazione è degenerata. Willy si è avvicinato a un suo amico per chiedere cosa stesse succedendo, ma è stato subito aggredito, senza nemmeno che il ragazzo potesse rispondere. Il teste poi aggiunge: «Sono scesi dal Suv con l'intenzione di picchiare chiunque avessero trovato sotto mano. Dopo aver picchiato Willy hanno cominciato a picchiare tutti. Lo stesso Pincarelli prima del loro arrivo non aveva fatto niente, poi, sapendo di avere le spalle protette, ha cominciato anche lui a picchiare tutti».
Poi racconta del grande ritardo dei soccorsi. L'ambulanza avrebbe impiegato oltre 30 minuti prima di arrivare, al punto che prorpio il testimone che racconta la scena insieme a un'altro amico si è recato al pronto soccorso per sollecitare l'intervento: «l'unica cosa che hanno fatto è chiamare la sicurezza dell'ospedale per farci uscire. Non vedendo arrivare nessuno abbiamo insistito, anche magari con un modo esagerato, perché sicuramente non stavamo in noi stessi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino