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Ha ancora la paura negli occhi, lasciata da quell'incontro ravvicinato con un'orsa nel versante frusinate del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. «Mi ha assalito e ferito. Devo la vita al mio cane, Biondo. Ho visto la morte in faccia e non riesco più a dormire». È tuttora sconvolto il 33enne Antonio Rabbia, nonostante siano trascorsi 10 giorni da quello che ha definito «un film dell'orrore». Il Parco, però, non è convinto della ricostruzione fatta. Parla di «presunta aggressione» e rileva che nell'Appennino finora «non si è mai registrata» ai danni di una persona: «Questo sarebbe il primo caso». Nel frattempo, il giovane si è affidato all'avvocato Giuseppe Spaziani: «Avvieremo un'azione risarcitoria», ha detto.
I FATTI
Teatro del faccia a faccia con l'orsa sono stati i monti di San Donato Val di Comino. A raccontare quei minuti è stato Antonio: «Stavo passeggiando su un sentiero nei pressi del curvone dei motociclisti, nell'area contigua del Parco. Ero con il mio cane al guinzaglio. Erano circa le 13.05 del 21 dicembre. All'improvviso Biondo si è mosso di scatto.
LA POLEMICA
Sul caso è intervenuto il Parco. In una nota si spiega che il giovane ha segnalato l'accaduto al servizio di sorveglianza il 22 dicembre e che l'ente si è subito attivato per accertarsi delle sue condizioni e per la ricerca del cane. Il Parco gli augura «una pronta guarigione» e ribadisce la solidarietà dei vertici, ma allo stesso tempo non appare convinto delle «informazioni riferite»: per l'ente «destano perplessità».
«I toni della vicenda - osservano - sono sembrati subito poco chiari perché nella zona dei fatti è stata più volte avvistata, anche nei giorni successivi, una femmina di orsa con due cuccioli, senza che però mai abbia dato problemi di nessun tipo». Poi la nota conclude: «Il Parco è a disposizione per collaborare con le autorità competenti e fornire ogni supporto».
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