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L'Italia che non sa progettare e quindi resta al palo con la spesa non nasce con il Pnrr. E non si trova solo al Sud. Un esempio a suo modo clamoroso riguarda il programma di investimenti Inail nel settore sanitario lanciato nel 2015, più volte ampliato, riveduto e corretto e, dopo otto anni, mai decollato al punto che delle 87 iniziative autorizzate soltanto una è arrivata a dama. Peraltro senza produrre un posto letto in più, come si dirà.
L'idea di dare vitalità ai fondi dormienti dell'Inail, l'Istituto per l'assicurazione sugli infortuni da lavoro, nasce nel 2014 con il governo Renzi e si traduce in un comma della legge finanziaria del 2015 (il 317) nel quale si prevede entro tre mesi l'arrivo di un elenco delle «iniziative di elevata utilità sociale» da finanziare. Non era un'idea del tutto nuova: l'Inail ha sempre svolto investimenti in ambito sociale e per esempio fu coinvolto in Campania nell'Accordo di programma del 1998 per realizzare il Polo pediatrico Mediterraneo di Acerra, sollecitato da don Riboldi. Il progetto tuttavia è poi finito su un binario morto per ripartire dopo due decenni ma con un'altra localizzazione: Ponticelli, nell'ambito dell'Ospedale del Mare. Con il quale però l'Inail non ha più nulla a che fare.
Ma torniamo al 2015. L'elenco di opere, da stilare in 90 giorni, non ha smosso granché. In compenso con un nuovo comma nella legge di bilancio del 2017 (il 232) si è tornati alla carica e, visto che nel frattempo si erano persi due anni, stavolta la norma prevedeva un elenco di «iniziative urgenti di elevata utilità sociale nell'ambito dell'edilizia sanitaria», elenco che il governo con il concerto di un paio di ministeri doveva indicare entro il 30 giugno 2017. Ma, si sa, per la burocrazia non basta che una cosa sia definita urgente (e neppure che si invochi la «somma urgenza», se è per questo) perché si proceda davvero in tempi rapidi. Così il 30 giugno è passato senza che vedesse la luce alcun decreto, si è arrivati alla fine del 2017 sempre nel sonno degli uffici. E solo nel 2018, ma con tutta calma, il 24 dicembre, un decreto del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte individuava 49 iniziative per un importo totale di 2,6 miliardi da realizzare attingendo ai fondi dell'Inail, il quale però sarebbe diventato proprietario dei nuovi ospedali e li avrebbe dati in affitto alle Regioni.
Sembrava fatta, però in concreto non si mosse nulla.
Di nuovi posti letto, insomma, non ne è stato finora realizzato neppure uno. In compenso si è creata una piccola tradizione. Anche il premier Draghi infatti ha firmato il suo decreto con l'elenco dopo le dimissioni, il 14 settembre 2022, a meno di due settimane dal voto. L'elenco, ormai articolato in tre allegati, è così cresciuto da 41 a 87 interventi per un importo che rispetto al programma iniziale è raddoppiato a 5,4 miliardi di euro. La lista si è allungata soprattutto grazie alle mini iniziative, di cui 24 inferiori ai 10 milioni di euro. Ce ne è anche una, sempre «urgente», per risistemare gli uffici dell'Asl di Teramo con 992 mila euro.
Sarà la volta buona? Difficile dirlo. A otto mesi da quella triplice firma (Draghi con i ministri Speranza per la Salute e Orlando per la Previdenza sociale) come nei sette anni precedenti all'Inail non è arrivato neppure un progetto cantierabile, cioè che sia sufficientemente dettagliato da poter bandire una gara europea. Per cui dei 5,4 miliardi disponibili ne sono stati finora spesi 78 milioni, cioè l'1,5%. Né è chiaro come i progetti Inail dovranno integrarsi con i programmi del Pnrr in ambito sanitario. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino