Caso ovuli, ginecologo Antinori condannato a 7 anni e due mesi

Caso ovuli, ginecologo Antinori condannato a 7 anni e due mesi
Il ginecologo Severino Antinori è stato condannato a 7 anni e 2 mesi di carcere nel processo milanese con al centro un presunto prelievo forzato di otto ovociti ai danni di...

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Il ginecologo Severino Antinori è stato condannato a 7 anni e 2 mesi di carcere nel processo milanese con al centro un presunto prelievo forzato di otto ovociti ai danni di una giovane infermiera spagnola avvenuto il 5 aprile 2016 alla clinica Matris di Milano. Lo ha deciso l'ottava sezione penale, presieduta da Luisa Ponti, condannando anche altri 4 imputati a pene fino a 5 anni e 2 mesi. L'inchiesta, che aveva portato ai domiciliari il ginecologo, era partita due anni fa dopo la denuncia della giovane.


I giudici hanno condannato Antinori (per lui la Procura aveva chiesto 9 anni) e altri tre imputati: la segretaria Bruna Balduzzi a 5 anni e 2 mesi, così come l'anestesista Antonino Marcianò, e a 2 anni a Gianni Carabetta, l'unico ad ottenere le attenuanti generiche e coimputato di Antinori per una presunta tentata estorsione in relazione a minacce al telefono a una coppia di clienti della clinica Matris per ottenere il pagamento di oltre 25 mila euro per avere un figlio con la fecondazione assistita. Assolta, invece, un'altra dipendente della clinica, Marilena Muzzolini. La giovane infermiera spagnola raccontò nella denuncia di essere stata immobilizzata, sedata e poi costretta a subire l'intervento.

Nella sua deposizione in un'aula protetta la 23enne, di origini marocchine, disse di avere inizialmente accettato di donare i suoi ovuli, dietro la promessa di ricevere 7000 euro, ma di essersi infine rifiutata perché «vietato dalla religione musulmana». Nonostante il suo 'nò Antinori e la segretaria Bruna Balduzzi l'avrebbero «afferrata con la forza» e portata in sala operatoria dove l'anestesista Marcianò le avrebbe «messo un braccialetto verde al polso» per poi procedere con l'anestesia. La ragazza ha tentato fino all'ultimo di evitare il prelievo, al punto da aver «urlato ad Antinori e alla Balduzzi di lasciarmi - ha detto ai giudici - ma poi Marcianò mi ha fatto una puntura. Da quel momento in poi non ricordo più nulla».


Con la sentenza i giudici hanno riconosciuto l'accusa principale (esclusa solo un'aggravante) del processo, contestata dai pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, di rapina aggravata degli ovociti (nella quale è stata assorbita l'accusa di sequestro di persona). Riconosciuti anche i reati di lesioni aii danni della ragazza, «limitatamente alle ecchimosi», di falso e di tentata estorsione. 'Cancellatè, invece, le imputazioni di rapina del telefono della giovane e un'altra accusa di sequestro. Le motivazioni tra 90 giorni. Antinori, tra l'altro, assieme ad altri rischia anche un altro processo per l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al commercio illegale di ovociti destinati alla fecondazione eterologa, ossia un presunto traffico illecito di ovuli alla clinica milanese Matris, da lui diretta prima che venisse sequestrata.
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Il Mattino