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I voti ai magistrati, come a scuola: “buono”, “discreto”, “ottimo”, “non positivo”, “negativo”. I controlli e le sanzioni per verificare l’attendibilità e il risultato dei processi giudiziari, ridurre i tempi della giustizia-lumaca in Italia. E poi ancora, la stretta sulle toghe fuori ruolo, quelle prestate alla politica o che passeggiano per i corridoi del ministero di via Arenula, in attesa di un nuovo incarico. Non è vero che Giorgia Meloni ha messo da parte la riforma della Giustizia. Due decreti pronti ad approdare in Cdm all’inizio della prossima settimana sono lì a dimostrarlo.
È la riforma dell’ordinamento giudiziario, l’attuazione della legge Cartabia a cui da mesi chiede di provvedere l’Ue e serve a centrare gli obiettivi del Pnrr. In attesa della riforma costituzionale della separazione delle carriere, prende dunque il via un’altra piccola, grande rivoluzione: il “fascicolo del magistrato”. Il governo, sotto la regia del Guardasigilli Carlo Nordio, perfeziona il sistema di valutazione dell’operato dei magistrati da parte del Consiglio superiore della magistratura, che finora ha mostrato più di una falla nella sua attuazione pratica. È un passaggio politico delicato, che serve alla premier anche per placare le richieste di Forza Italia, in pressing sulle riforme della Giustizia. E rischia di agitare di nuovo le acque tra governo e magistratura.
LE REGOLE
Quali sono le nuove regole per le toghe italiane? Il fascicolo, spiega un decreto legislativo visionato dal Messaggero, sarà «istituito presso il Csm». Conterrà numeri, dati e giudizi compilati dai vertici degli uffici giudiziari sull’attività delle toghe che ne fanno parte. La gestione dei procedimenti pendenti, «l’esito delle richieste o dei provvedimenti» resi nelle fasi del processo, i verbali delle udienze.
I GIUDIZI NEGATIVI
Se il voto sarà «non positivo», il Csm procederà a un nuovo giudizio dopo un anno. Cosa succede se invece un magistrato viene “bocciato”? Dipende. Le conseguenze di un giudizio «negativo» variano dall’obbligo di frequenza di «un corso di frequentazione professionale» a misure più drastiche. Come l’assegnazione del magistrato «a una diversa funzione» nello stesso ufficio, l’esclusione da incarichi direttivi «fino alla sua prossima valutazione». L’esame si ripete dopo due anni, nel frattempo il giudice perde il «diritto all’aumento periodico di stipendio». Se il Csm conferma il giudizio negativo, il magistrato, che nel corso del procedimento potrà difendersi e chiedere di essere ascoltato, è «dispensato dal servizio». È un intervento che serve a rimettere ordine in una materia, la responsabilità disciplinare delle toghe, affrontata da tante riforme ma rimasta spesso sulla carta. C’è però anche una ratio politica. Se la riforma costituzionale della separazione delle carriere è stata messa in stand-by - un po’ per non cercare lo scontro frontale con i giudici, un po’ per dare priorità alle riforme bandiera di Lega e FdI, l’autonomia e il premierato - Meloni andrà avanti sulla riforma dell’ordinamento. Come da programma.
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