Pamela, una frase biblica per chiedere vendetta sul luogo dove sono stati trovati i trolley

Pamela, una frase biblica per chiedere vendetta sul luogo dove sono stati trovati i trolley
“Signore degli eserciti, giusto giudice che provi il cuore e la mente possa io vedere la tua vendetta su di loro. Poiché a te ho affidato la mia...

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“Signore degli eserciti, giusto giudice che provi il cuore e la mente possa io vedere la tua vendetta su di loro. Poiché a te ho affidato la mia causa" Geremia 11,20.

Un brano della Bibbia, scritto su un foglio a quadretti, incollato a un cartoncino e ricoperto di nylon per renderlo impermeabile alla pioggia, è stato fissato con nastro adesivo a un paletto stradale accanto ai fiori e ai pensieri per Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi, i resti stipati in due trolley abbandonati in una strada secondaria di Casette Verdini di Pollenza, nelle Marche.
 


Sul bordo della via, che dà su una villa e guarda verso la zona industriale, molti lasciano fiori e biglietti. In quel punto dove i resti di Pamela sono stati ritrovati la mattina del 31 gennaio, qualcuno ha lasciato il brano della Bibbia che parla di “vendetta”, citando un passo del profeta Geremia. È senza firma.



Quando sia stato lasciato non si sa, ma nelle stesse ore a 10 chilometri di distanza si è aperto il processo in Corte d’Assise per strage nei confronti di Luca Traini, 28 anni di Macerata, estremista di destra con un passato nella Lega, che il 3 febbraio ha voluto “vendicare”, lo ha detto lui, l’omicidio di Pamela sparando per strada agli immigrati di colore, ritenendoli possibili spacciatori, e associandoli alla morte della ragazza romana che era arrivata nelle Marche per disintossicarsi e quando si è allontanata dal comunità Pars di Corridonia ha incontrato sulla sua strada quattro nigeriani che, con ruoli e coinvolgimenti diversi, le avrebbero procurato la droga, l’avrebbero uccisa, lavata con la candeggina e fatta a pezzi per far sparire il corpo, avanzando nelle intercettazioni in carcere anche proposti di cannibalismo (“per far sparire il corpo bisogna congelarlo e mangiarlo”, hanno detto due degli arrestati). La ragazza sarebbe stata anche stuprata. Per omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere sono in carcere i pusher nigeriani Innocent Oseghale, 29enne ex rifugiato, e i richiedenti asilo Demsond Lucky e Lucky Awelima mentre un quarto è indagato in stato di libertà. Le indagini sono alle battute finali.
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Il Mattino