Papa prega per Cairo e Aleppo «Guerra è cumulo di falsità»

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Una domenica di sangue tra l'attentato ai cristiani al Cairo, le...

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Una domenica di sangue tra l'attentato ai cristiani al Cairo, le baby-kamikaze in Nigeria, le bombe in Turchia. E quella guerra in Siria che non trova tregua. La voce del Papa si alza ancora una volta per dire 'nò alla violenza, basta con l'odio e la guerra che è «un cumulo di falsità». Questa mattina piazza San Pietro era piena di bambini. Una festa di palloncini e canti in attesa della tradizionale benedizione del Papa ai Bambinelli del presepe. Ma il pensiero del Papa va a quelle comunità dove questo clima festoso non è possibile. «Vorrei esprimere una particolare vicinanza - dice allora il Papa all'Angelus - al mio caro fratello Papa Tawadros II», il Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa, «e alla sua comunità, pregando per i morti e i feriti» causati dall'esplosione nella cattedrale al Cairo. Ma la violenza non accenna a diminuire neanche in Siria e Papa Francesco ha rinnovato il suo appello per far cessare il fuoco. «Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo. Non dobbiamo dimenticare che Aleppo è una città, che lì c'è della gente: famiglie, bambini, anziani, persone malate... Purtroppo - ha commentato il pontefice - ci siamo ormai abituati alla guerra, alla distruzione, ma non dobbiamo dimenticare che la Siria è un Paese pieno di storia, di cultura, di fede. Non possiamo accettare che questo sia negato dalla guerra, che è un cumulo di soprusi e di falsità. Faccio appello all'impegno di tutti, perché si faccia una scelta di civiltà: no alla distruzione, sì alla pace, sì alla gente di Aleppo e della Siria». Ma i fronti incandescenti sono tanti, come la Turchia che ieri ha visto il ripetersi delle scene drammatiche con gli attentati ad Istanbul. E senza pace è anche la Nigeria. «Preghiamo anche per le vittime di alcuni efferati attacchi terroristici che nelle ultime ore hanno colpito vari Paesi. Diversi sono i luoghi - ha detto ancora il Papa nel corso della preghiera mariana dell'Angelus -, ma purtroppo unica è la violenza che semina morte e distruzione, e unica è anche la risposta: fede in Dio e unità nei valori umani e civili». Il Papa oggi ha parlato di gioia, nella domenica d'Avvento, la terza, in cui la Chiesa sottolinea in particolar modo questo aspetto della vita cristiana. E il Papa lo ha ribadito: «un cristiano che non è gioioso o manca qualcosa o non è cristiano». Ma si parla di «gioia vera, autentica» non «l'allegria superficiale, emotiva» e neanche «quella mondana o quella allegria del consumismo». Infine il Papa guarda ai due segni del Natale, il presepe e l'albero. «Questi segni esterni ci invitano ad accogliere il Signore che sempre viene e bussa alla nostra porta, bussa al nostro cuore, per venire vicino a noi; ci invitano a riconoscere i suoi passi tra quelli dei fratelli che ci passano accanto, specialmente i più deboli e bisognosi», ha indicato.
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Il Mattino