Città del Vaticano – «Camminare insieme è un’arte da imparare sempre. Bisogna stare attenti, ad esempio, a non dettare il passo agli altri»....
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Poi quelli dell'Isola di Guam, Papua Nuova Guinea, la Cina, la Mongolia, la Birmania, l'Argentina. Si sventolano le bandiere, i boati della folla sistemata sulla spianata sono quasi ritmici. «Vedo che ci sono i fratelli delle Filippine, eccoli» ma per sbaglio sulle teste della gente si alza un cartello con su scritto «C'è anche Nuoro». Un'altra parte del mappamondo. La globalizzazione di questo movimento nato 50 anni fa in Spagna è osservabile dall'entusiasmo. Ad un tratto Kiko viene colto da un terribile attacco di tosse, che lo costringe a sospendere per qualche minuto la presentazione. Anche lui comincia avere la sua età. L'altra figura che ha fondato il movimento neocatecumenale, Carnem Hernendez è morta due anni fa ma è ricordata con una grande foto ben sistemata sul palco. La speranza dei neocatecumentali è farla diventare santa
L'incontro a Tor Vergata celebra i 50 anni di un movimento religioso che ha più volte avuto problemi con le gerarchie ecclesiastiche. In passato tanti vescovi hanno denunciato la visione pessimistica del movimento, il clima di soggezione psicologica, l'eccessiva indipendenza dei preti neocatecumenali rispetto ai vescovi. Piano piano tanti problemi si sono appianati, altri pregiudizi si sono attenuati, fino a che Benedetto XVI li ha definitivamente sdoganati. E ora Papa Francesco li ha consacrati. «Vi accompagno e vi incoraggio: andate avanti! E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me che rimango qui» ha aggiunto il Papa.
Più di trenta preti verranno mandati in missione in Corea, Turchia o in quartieri scristianizzati. Alcuni di loro si sistemeranno in alcuni quartieri di Roma per combattere la scristianizazione. A questi preti si uniranno le famiglie neocatecumenali con tanti figli che daranno esempio di vita cristiana. Un po' come quello che accadeva alle prime comunità cristiane quando iniziarono l'avventura dell'evangelizzazione.
«Per andare bisogna essere leggeri. Per annunciare bisogna rinunciare. Solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore. Solo una Chiesa svincolata da potere e denaro, libera da trionfalismi e clericalismi testimonia in modo credibile che Cristo libera l’uomo ».
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Il Mattino