Città del Vaticano – Di nuovo un viaggio nella cintura periferica di Roma. Direzione Acilia. Palazzoni popolari piuttosto anonimi, vie piene di buche, cassonetti...
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«Questo è una specie di quartiere dormitorio — spiega il parroco di Acilia, don Lucio Coppa — di conseguenza tanti servizi sono carenti. Il fatto è che i residenti vanno a lavorare altrove e se occorrono negozi, la posta o una banca ci dobbiamo spostare». L'oratorio e la parrocchia, in questo deserto urbano, sono diventati dei punti di aggregazione importantissimi. I volontari vanno per le case a trovare gli anziani e non lasciarli soli, curano le persone più bisognose, c'è un servizio Caritas assai attivo. «Oltre a noi, ci sono solo un centro anziani gestito dal Comune e un campo sportivo realizzato pochi anni fa da volontari dell’associazione Vita nuova che prima operava in parrocchia». Il programma del Papa prevede un incontro con i ragazzi, con i quali scambierà qualche battuta, poi i malati e infine la messa.
Nell'incontro con i bambini si è lasciato andare a ricordi personali. Ha raccontato che un giorno, con i fratelli, giocava a fare il paracadutista e un suo fratello si è lanciato con un ombrello e «c'è mancato poco che si facesse male». Il Papa è convinto che i bambini «possono aiutare Gesu' a salvare il mondo se fanno i compiti, giocano e sono gioiosi ». Poi ha ricorato che non era tanto bravo a giocare a calcio, tanto che lo chiamavano Gambadura. Così lo piazzavano in porta a parare i colpi.
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Il Mattino