Pesa il distinguo di Orlando ma Renzi si riprende il partito

Pesa il distinguo di Orlando ma Renzi si riprende il partito
«È finita 107 a 12. Ed è andata così nonostante Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Roberto Speranza, Nico Stumpo... fossero tutti lì...

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«È finita 107 a 12. Ed è andata così nonostante Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Roberto Speranza, Nico Stumpo... fossero tutti lì schierati. Imbarazzante». Matteo Renzi a sera, dopo la votazione del parlamentino dem che apre le porte alle sue dimissioni da segretario e alle primarie, si gode il risultato. Ai suoi confida: «Il messaggio a Silvio Berlusconi e a chi pensava di fare strane manovre, è decisamente chiaro. Il Pd ce l’ha in mano Renzi. E pensare che oggi erano intervenuti tutti, Bersani, Speranza... Ma dove vanno?!».

 
Il segretario uscente non vuole parlare di elezioni. «Ho un ottimo rapporti con Gentiloni, decide lui quando sarà il momento», confida. Preferisce, con i suoi collaboratori, fare invece il bilancio della lunga Direzione. Tracciare il punto delle alleanze interne. Con una premessa: «Io non partecipo a caminetti dei capi corrente, parlo con la nostra gente». E raccontando: «Orlando ha tentato di andare via. Poi però è tornato e mi ha detto che non si candida a nulla, che non correrà per la segreteria. Credo abbia capito...». Gli chiedono di Dario Franceschini. E Renzi: «Dario è stato molto leale. Del resto gli ho dato la massima disponibilità a stringere l’intesa sulla legge elettorale (quella che avrebbe aperto la strada al voto a giugno, ndr.) e lui è stato onesto con me come io sono stato onesto con lui».
Adesso però «si parte». Comincia la campagna per le primarie che «si faranno più o meno tra due mesi». A fine aprile. Lo deciderà sabato l’Assemblea nazionale». E anche lì l’ex premier ha la maggioranza.

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