Quel «fermatevi» agitato, gridato quasi, da Bersani suona come un «addio» alle orecchie di Renzi. Si dice «fermi tutti», va letto...
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Si conclude la storia del Pd per come è stata conosciuta finora. Chiude i battenti quel partito nato dalla fusione tra Ds e Margherita che doveva sussumere l’Ulivo per andare oltre, anche elettoralmente, come in effetti riuscì a fare (quasi 34 per cento con Veltroni leader, oltre il 40 per cento con Renzi, più o meno gli stessi voti in cifra assoluta). La separazione non consensuale dovrebbe avvenire domenica all’assemblea nazionale del Pd: dopo i primi interventi, uno della minoranza si alza, va alla tribuna e legge un documento nel quale sono illustrate le ragioni della scissione, quelli già elencati da Pierluigi Bersani nella sua lettera sul «fermatevi» («il Pd è diventato il partito personale di uno», l’accusa più acuminata). Renzi è già in movimento per recuperare sul versante sinistro: ha visto a Milano Pisapia, che in prospettiva sarà alleato elettorale.
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Il Mattino