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Quando prendeva in mano il cellulare, si trasformava. Quell'uomo adulto, di 30 anni, con una vita come tante, diventava all'improvviso un 14enne affabile e attraente, in grado di convincere decine di ragazzine giovanissime a spogliarsi per lui su Whatsapp. Fingendosi poco più grande di loro, le manipolava con modi simpatici e gentili, fino ad ottenere ciò che voleva: il suo smartphone era pieno di foto intime. Fermato lo scorso maggio a Milano, sarebbero almeno 26 le bambine che è riuscito ad ingannare, approfittando della loro ingenuità e delle loro insicurezze. Il 30enne, al momento, si trova agli arresti domiciliari.
Le indagini che hanno portato a smascherare il presunto pedofilo hanno preso il via dopo la denuncia presentata ai carabinieri da parte della famiglia di una delle vittime. Da quando chattava con lui, la ragazzina non era più la stessa e appariva spesso turbata e sempre più vulnerabile. Grazie all'aiuto di uno psicologo, poi, era riuscita a raccontare tutto ai genitori. Finalmente aveva parlato di quel giovane con cui si scambiava messaggi da tempo, che ad un certo punto era riuscito a convincerla ad avere con lui un rapporto intimo virtuale. Di certo la bimba non poteva immaginare che dietro a tutte quelle attenzioni vi fosse un uomo adulto con più del doppio dei suoi anni. Oltre a lei, vi sarebbero state molte altre vittime, tutte di età compresa fra i 10 e i 13 anni, per le quali non sarebbe stato possibile in nessun modo scoprire l'inganno.
Tutte quante finivano per infatuarsi di questo 14enne bellissimo, che le approcciava mandando loro emoji di cuoricini e baci, che scherzava amichevolmente e che le faceva sentire speciali. Sul telefono dell'uomo, oltre alle agghiaccianti immagini delle ragazzine, vi erano almeno 177 foto del giovane a cui aveva rubato l'identità. Leggermente modificate, venivano direttamente inviate alle vittime per rendere più credibile il raggiro. Con un normale lavoro da impiegato e una relazione seria con una donna, il presunto pedofilo era il classico tipo del tutto insospettabile. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di detenzione, cessione, produzione, tentativo di produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima. Quest'ultimo reato, anche se commesso virtualmente, essendo stato consumato ai danni di una bambina, è a tutti gli effetti un abuso.
La procura di Milano, che ha condotto le indagini, ritiene necessaria la misura cautelare in carcere.
Come spiega il magistrato milanese, «negli ultimi cinque anni si è verificato un incremento significativo di casi di pedopornografia, alcune volte connessi a episodi di pedofilia. I numeri sono spaventosi e sono aumentati in parte a causa dei due anni di pandemia, in parte per la facilità con cui ora è possibile scambiare foto e video via internet, oltre al fatto che le nuove generazioni sempre più spesso vivono i loro rapporti in modo virtuale. Cosa che li rende più facilmente aggredibili».
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