Da oggi, ovvero dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno dall'avvio della legislatura, scatta il diritto alla pensione per i circa 600 parlamentari eletti per la prima volta nel 2013....
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Contributi che rischiano di essere parsi dai deputati e dai senatori che, dopo il 2013, sono subentrati a loro colleghi che si sono dimessi o sono passati ad altri incarichi. Questi parlamentari che difficilmente raggiungeranno i 4 anni 6 mesi e un giorno di "servizio" al momento non hanno il diritto a riavere indietro i contributi versati.
Le regole della pensione dei parlamentari sono state stabilite dalla riforma dei vitalizi del 2011 scattata in contemporanea alla riforma Fornero che innalzò bruscamente l'età pensionabile degli italiani per raddrizzare i conti pubblici travolti dall'impennata dello spread (cioè dallenorme incremento degli interessi sul nostro debito pubblico).
Va ricordato inoltre che il limite minimo dei 4 anni e 6 mesi per la pensione all'epoca dell'approvazione della riforma dei vitalizi era in vigore per tutti i dipendenti pubblici. Solo successivamente questo limite - nell'ambito della legge Fornero - è stato elevato a 20 anni.
Nonostante la loro riforma, la polemica sui vitalizi è rimasta rovente. E i 5Stelle, in particolare, continuano a tenere alta la frequenza dello scontro tanto che oggi hanno annunciato che i loro parlamentari chiederanno alla Camera di modificare il regolamento per contentirgli, sempre una volta raggiunti i 65 anni d'età, di rinunciare alla pensione.
Nei prossimi giorni in Senato riprenderà la discussione sulla legge del deputato Pd Matteo Richetti che prevede di ricalcolare retroattivamente i vecchi vitalizi con il contributivo e di innalzare a 67 anni l'età per ottenere le future pensioni parlamentari. La legge è stata approvata alla Camera ma in Senato ci sono molti dubbi sulla costituzionalità di un intervento retroattivo. Tra l'altro il sistema di calcolo contributivo delle pensioni è stato introdotto in Italia nel 1996 ed è difficile che sia legalmente possibile che i contributi versati dai parlamentari - come da qualsiasi altro cittadino - prima di quella data possano essere ricalcolati con un sistema che all'epoca non era previsto dalla legge. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino