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Partono dalla Campania, normalmente in solitaria, ma chi conosce il fenomeno sa che normalmente fanno parte di gruppi organizzati. In Abruzzo arrivano per depredare i fiumi dalle anguille: pesca proibita, proibitissima. Negli ultimi sette giorni sono due le persone sorprese lungo il fiume Pescara, ben fornite di attrezzature per la pesca di frodo, dalle pattuglie della Guardia civile ambientale, diretta da Luigi Di Benedetto. I volontari effettuano controlli lungo i corsi d'acqua, hanno le funzioni di pubblico ufficiale e potere sanzionatorio.
Nel pomeriggio di giovedì stavano lavorando sulla sponda del Pescara, a Santa Teresa di Spoltore nel tratto di fiume che si trova all'altezza del Dollaro e del Mall: c'è una strada che scende dritta verso il corso d'acqua.
Secondo i primi accertamenti i due farebbero parte di uno stesso gruppo di bracconieri. L'uomo sorpreso ieri è stato denunciato, nei suoi confronti è stata elevata una sanzione da mille euro e tutte le attrezzature che aveva con sé sono state sequestrate. Dal 2009 le anguille sono inserite nella lista delle specie protette, la loro pesca è quindi illegale a tutti gli effetti. Normalmente i primi bracconieri arrivano in Abruzzo intorno alla fine di settembre-inizio ottobre per "rifornirsi" in vista del Natale: catturano gli animali, li conservano in grandi vasconi e poi li immettono sul mercato parallelo nel periodo delle feste. Si tratta di animali che ovviamente sfuggono a ogni tracciamento previsto dalla legge: provengono da fiumi come il Pescara e il Saline, che non brillano storicamente per la pulizia delle loro acque. Una commercializzazione di questo genere costituisce quindi anche una minaccia per la salute dei consumatori. Sotto stretto controllo anche la cattura del cefalo di fiume, o muggine, che viene pescato a strappo, una tecnica particolarmente dannosa per la fauna ittica. I pesci vengono utilizzati per la preparazione della bottarga. Pregiata e venduta sempre sul mercato nero, anche in questo case svicolando da ogni verifica sanitaria.
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