Altro che Sud sprecone e Nord che con bizzarri referendum reclama autonomie regionali più marcate: la verità, secondo Pino Aprile, è un'altra e non...
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Pino Aprile spiega che l'unificazione dell'Italia fu una guerra non dichiarata ad un Sud più ricco (le prime fabbriche e le banche garantivano al Mezzogiorno il 67% della ricchezza totale del paese) e che lo Stato, oggi, a parità di popolazione, garantisce meno ammortizzatori sociali e meno investimenti rispetto al Nord. Il tutto si traduce in una disparità drammatica tra i servizi per i cittadini settentrionali e meridionali. Qualche esempio: treni che impiegano anche 14 ore in Sicilia, per coprire distanze quasi simili, al Nord riescono a compiere tragitti nel giro di un'ora. Senza contare che il costo di tali infrastrutture al Nord, decisamente superiore al bisogno effettivo dei pendolari, è stato gonfiato (l'alta velocità è costata sette volte più che in Francia).
Altri esempi decisamente significativi riguardano l'olio: l'attuale presidente del Veneto, Zaia, da ministro dell'Agricoltura riuscì a far sì che solo l'olio veneto potesse essere esportato all'estero, tagliando le gambe ai produttori delle altre regioni; analogo discorso per i vini tutelati, tutti del Nord. C'è stato poi un accordo con la Cina che prevede il commercio navale solo con i porti di Genova e Trieste, alla faccia di tutti i porti del Sud. Ma è forse l'ultimo esempio quello che fa capire meglio quanto il Sud sia considerato un'Italia di serie B: «Da Torino a Pechino correrà un treno ad alta velocità che congiungerà le due città in 26 ore, lo stesso tempo che oggi ci vuole da Torino a Agrigento». La chiusura finale è l'aneddoto raccontato da una famiglia emigrata da quattro generazioni negli Stati Uniti, ma originaria del Beneventano: «Non potete sapere quanto sia ingiusto questo paese». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino