A Pomeriggio 5 la storia di Vanessa (nome di fantasia) una mamma 40enne di Vibo Valentia, che sarebbe stata segregata, picchiata e appesa a testa in giù per 17 ore. La...
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Poi la donna avrebbe raccontato il suo calvario: «Io ho due ragazzi nati da una storia precedente e il mio compagno non li ha mai accettati, non voleva che vivessero con noi. È iniziato tutto di sabato pomeriggio. Ero in casa sul divano e lui mi dice di andare a fare la spesa. A Vibo abbiamo incontrato i suoi due fratelli con un furgone. Mi hanno preso a calci e pugni e buttata nel veicolo. Mi hanno portato in un magazzino e mi hanno appesa a testa in giù alla macchina per tostare le noccioline. Poi mi hanno spostato in un altro magazzino sempre picchiandomi e appendendomi a testa in giù. Mi dicevano che dovevo morire. Mi hanno perfino messo le mani dentro la bocca per tirarmi la lingua. Sono riuscita a sopravvivere pensando ai miei figli. Poi la domenica verso le 16 mi hanno slegato e mi hanno riportato verso casa. Il mio compagno non si aspettava che lì ci fossero la mia famiglia e i carabinieri. Mio figlio di 21 anni, non vedendomi, aveva infatti lanciato l'allarme. Ai carabinieri il mio compagno ha detto che ero stata aggredita per strada e che lui mi aveva salvato. Ma quando sono riuscita a parlare, ho rivelato tutto e ho indicato i luoghi dove ero stata chiusa. Ora loro sono stati arrestati».
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Poi Vanessa ha concluso con un appello: «Voglio lanciare un messaggio alle donne, al primo schiaffo scappate». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino