Ponte Morandi, tre anni fa il crollo: quella rinascita italiana che parte da Genova

14 agosto 2018 il ponte di Genova va giù. 14 agosto 2021, cioè da un anno, il ponte è di nuovo su. Dalla tragedia alla rinascita, questa la...

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14 agosto 2018 il ponte di Genova va giù. 14 agosto 2021, cioè da un anno, il ponte è di nuovo su. Dalla tragedia alla rinascita, questa la storia di quello che fu il viadotto Morandi. Dalle auto che precipitarono nel vuoto, dai morti, e poi i funerali delle vittime, il lutto e l’indignazione di un’intera nazione, lo scandalo e la vergogna per lo schianto e per i mancati interventi di manutenzione per evitarlo, è stato tutto questo il dramma. Poi però, nella rinascita, le auto che adesso - estate 2021 - passano sfrecciando lungo la normalità di un viadotto che è ancora più bello di quello di prima. E lo ha firmato Renzo Piano il quale non fa che ripetere anche in questo terzo anniversario dei lutti e del dolore: “È facile fare un ponte, ma è facile anche pontificare".  Si sono fatte entrambe le cose ma la più importante è che il ponte è rinato. Non sempre le storie italiane, dopo tanto strazio, restano sospese nel ricordo inerte, nella retorica e nel bla bla, nel dolore senza fine giustificato e sacrosanto per tutto il brutto che è successo.

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La tragedia del Ponte Morandi e la reazione costruttiva

Stavolta, ed è la storia del ponte di Genova, la tragedia ha scatenato una reazione costruttiva. E senza dimenticare nulla, senza assolvere nessuno se ha le sue colpe e comunque come ha detto oggi l’ex procuratore capo genovese Cozzi il processo comincerà nel primo semestre del 2022, fa piacere vedere che sul ponte si è raccolta l’energia del Paese. Si è creata sulle macerie del Morandi una prima cosa bella e questa - il ponte nuovo, la normalità ritrovata, la mobilità ripristinata - ha il sapore di una ricompensa. E può valer come un punto di orgoglio, come la dimostrazione che l’Italia sa rinascere. 

Chi a tre anni dal tonfo percorre il nuovo ponte può vedere i 43 alberi piantati, uno per ogni vittima. Sono aceri, castagni, frassini, platani e i famosi ginkgo giapponesi che sopravvissero alla bomba di Hiroshima. Ed è un ponte questo ponte già amato e accudito da chi lo usa, da chi lo guarda. Perché contiene lo spirito italiano, che è quello di lottatori e costruttori. E in hoc sogno vinces, anche se la memoria di una strage resta una memoria incancellabile.

 

 

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Il Mattino