Gli amici vincono al Superenalotto, lui si tiene tutto: assolto

Gli amici vincono al Superenalotto, lui si tiene tutto: assolto
PORDENONE - Gli accordi di gioco - o l’obbligo morale di dividere le vincite - non sono tutelati da alcuna legge. Dino Cordenons, 58 anni, di Porcia, accusato dagli ex compagni...

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PORDENONE - Gli accordi di gioco - o l’obbligo morale di dividere le vincite - non sono tutelati da alcuna legge. Dino Cordenons, 58 anni, di Porcia, accusato dagli ex compagni di lavoro di aver riscosso una vincita al Superenalotto e di non averla ripartita con il gruppo, non ha commesso alcun reato. È stato assolto con formula piena dall’accusa di appropriazione indebita: il fatto, come stabilito dal giudice onorario Andrea Scorsolini, non sussiste. La pubblica accusa aveva chiesto 9 mesi di condanna ritenendo che la vincita - un bel colpo da 101.303 euro - dovesse essere suddivisa con il gruppo che per oltre 10 anni aveva tentato ogni settimana la fortuna.




La combinazione vincente era uscita il 7 aprile 2012: 37, 54, 65, 87 e, come numero Superstar, 59. Il 19 aprile Cordenons aveva incassato la vincita, ma non l’aveva divisa con nessuno. Al processo si è difeso dicendo che gli amici da due mesi non versavano le quote per le giocate (erano stati concordati 20 euro a testa ogni mese).



Aveva pertanto continuato a scommettere per conto suo. Contro di lui - una volta appreso dei 101 mila euro - si sono schierati gli amici: è vero che Cordenons aveva cambiato lavoro e non avevano occasione di vedersi con continuità, ma il denaro l’avrebbero consegnato a un’altra persona. Quest’ultima al processo ha confermato la versione, ma non avrebbe fornito la prova della consegna del denaro.



Il gruppo (Bruno Capovilla, Paolo Corradini, Stefano Cusini e Constantin Iancu), dopo essersi rivolto ai carabinieri di Fontanafredda, si era costituito parte civile con l’avvocato Eros Palei, che ha chiesto il riconoscuimento di un risarcimento di 67.535 euro a testa, oltre a 20 mila euro per i danni morali. L’avvocato difensore Livia Diomede aveva ricordato al giudice che gli accordi di gioco - come stabilito anche dalla Cassazione - non sono tutelati dalla legge: nemmeno l’obbligo morale da parte dell’ex compagno di gioco è perseguibile. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino