Prete ucciso, il tunisino arrestato ritratta davanti al gip: «Non sono stato io»

Prete ucciso, l'arrestato tunisino ritratta davanti al gip: «Non sono stato io»
Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l'omicidio di don Roberto Malgesini, ha cambiato completamente versione. Interrogato questa mattina in carcere dal giudice per...

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Ridha Mahmoudi, il 53enne tunisino arrestato per l'omicidio di don Roberto Malgesini, ha cambiato completamente versione. Interrogato questa mattina in carcere dal giudice per le indagini preliminari ha negato di aver assassinato il sacerdote. «Non sono io l'autore del delitto, non c'entro nulla» ha detto di fronte al giudice. Martedì scorso si era costituito lui stesso ai carabinieri ammettendo il gesto e fornendo particolari e motivazioni.


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L'omicidio e la confessione

Don Roberto è stato ucciso a coltellate martedì 15  a Como da un tunisino di 53 anni, in Italia dal 1993, senza permesso di soggiorno dal 2014, da quando si era separato dalla moglie italiana. Alle spalle ha precedenti penali (condanne definitive per estorsione e maltrattamenti in famiglia) e due provvedimenti di espulsione. Il primo in sospeso perché impugnato, il secondo non eseguito per via del blocco aereo causa Covid. Una persona «con problemi psichici» ha specificato la diocesi, confermando le testimonianze di chi lo frequentava, anche se i disturbi non risultano da certificati medici.


Don Roberto conosceva da tempo il tunisino, anzi, erano in buoni rapporti, lo aveva più volte aiutato, per cui appare ancora più difficile decifrare che cosa sia potuto accadere. Testimonianze dirette dell'accoltellamento pare non ci siano. Probabilmente l'uomo ha atteso don Roberto sotto casa, lì è nato un alterco, si sono sentite delle urla, poi il sacerdote è stato colpito da più coltellate, quella letale è stata inferta al collo, ed è stramazzato al suolo nella piazzetta, venti metri più avanti. Le urla hanno attirato gente, sono stati chiamati i soccorsi, ma per il sacerdote non c'era ormai più nulla da fare. L'assassino ha lasciato il coltello nell'aiuola a fianco e a piedi, sanguinante, è andato a costituirsi dai carabinieri, 400 metri più in là, lasciando dietro di sé una scia di gocce di sangue. E stato arrestato in flagranza per omicidio. L'inchiesta è condotta dal pm Massimo Astori, lo stesso che della strage di Erba. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino