Prima ​i capitoni

Prima i capitoni
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Leggendo lo studio della Federico II, benemerita università napoletana, sorprende che lanci l’allarme per le anguille europee, ma non dica nulla del capitone: potremo mangiarlo a Natale? È vittima dei narcotrafficanti e noi con lui? Sembra che le sempre più abbondanti tracce di cocaina presenti nei fiumi delle metropoli mettano in pericolo la sopravvivenza dei pesci, soprattutto le anguille. Secondo lo studio, coordinato da Anna Capaldo e pubblicato da «Science of the Total Environment», le anguille drogate del Tamigi non risultano pulite nemmeno dopo dieci giorni di riabilitazione in vasca: i danni a cervello, muscoli, pelle e altri tessuti le metterebbero a rischio di estinzione, per le lunghissime migrazioni che compiono hanno bisogno di energia e muscoli in perfetta salute. Gli scienziati si preoccupano anche dei pesci stanziali, delle presenze nei fiumi di farmaci e metalli. Poi, però, ammettono: «Non sappiamo cosa succede quando l’anguilla muore, l’effetto che ha la cottura. Servono altre ricerche». Si proceda con urgenza ma, per dirla con Salvini, prima i capitoni.

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Il Mattino