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Il prossimo provvedimento a essere stoppato a un passo dal traguardo potrebbe essere la ratifica del trattato sul trasporto aereo, concluso un anno fa, che consente alla Qatar Airways di accedere senza limiti al mercato Ue. Adesso nessuno si sente di escludere che anche quella decisione possa essere stata influenzato dagli emissari qatarioti. La Commissione Ue, da parte sua, insiste che l'intesa è stata raggiunta «in piena trasparenza», ma sono in molti a interrogarsi sugli interessi in ballo e a far notare lo squilibrio intrinseco di quel pacchetto visto che, in buona sostanza, in cambio della possibilità di volare liberamente in Europa per la sua compagnia di bandiera controllata dallo Stato, Doha ha come contropartita aperto ai vettori Ue le porte di un mercato - il suo - tutto sommato ben più modesto, meno di 3 milioni di persone. 150 volte più piccolo di quello Ue.
I riflettori si accendono ora su questo e altri file nel mirino delle possibili interferenze degli emiri. Tanto che - nella risoluzione redatta dai principali gruppi politici dell'Aula e che sarà approvata oggi a mezzogiorno, seguito del dibattito-fiume di martedì pomeriggio - l'Eurocamera chiederà di «sospendere tutti i lavori sui dossier legislativi relativi al Qatar, fino a quando le accuse non saranno state confermate o respinte». Ciò riguarda la liberalizzazione dei visti con il Paese del Golfo (per cui questa settimana si prevedeva invece l'ok al negoziato tra europarlamentari e governi) e tutte le visite in programma, compresa quella delle delegazione per le relazioni con la Penisola araba originariamente in calendario per il prossimo febbraio. Il testo bipartisan invoca anche il congelamento «dei badge di accesso dei rappresentanti degli interessi del Qatar» e «l'istituzione di una commissione speciale in materia di trasparenza, integrità e corruzione».
La tela intessuta da Doha nel cuore del Vecchio continente potrebbe però estendersi fino a lambire attività magari non legislative (e quindi in senso stretto al di fuori del perimetro d'azione dell'Eurocamera), ma decisamente strategiche per l'Unione nell'attuale contesto geopolitico.
L'inchiesta finisce così per allargarsi, anche geograficamente. E, dopo il Marocco, spuntano i nomi di nuovi Stati e personaggi che potrebbero essere coinvolti nella rete internazionale attiva a Bruxelles. Ieri Eldar Mamedov, consigliere politico del gruppo dei Socialisti & Democratici (S&D, a cui appartengono i protagonisti finora al centro del Qatargate), ha chiarito di non essere coinvolto nella vicenda e che il suo ufficio non è stato perquisito dagli inquirenti. Passaporto lettone ma origini iraniano-macedoni, c'era lui a negoziare per l'S&D la famosa risoluzione del 24 novembre sulle violazioni legate all'organizzazione della Coppa del Mondo, su cui i socialisti hanno lavorato controvoglia, cercando di attenuare il testo, dopo aver provato senza successo a silurarne l'inserimento in agenda. Il testo di condanna al voto oggi, invece, è stato affidato a un collega.
Insomma, luci puntate pure sull'attività della potente commissione parlamentare Affari esteri e sulle risoluzioni cosiddette d'urgenza relative agli sviluppi nei Paesi extra-Ue votate di prassi il giovedì. Oggi, ad esempio, ci sarebbe da approvare un testo sulle violazioni dei diritti umani nel vicino Bahrein. Ma il gruppo del Ppe ha preso l'iniziativa di chiedere una moratoria nella discussione «finché non saremo in grado di dimostrare l'estraneità di Stati terzi come il Qatar. Dobbiamo prendere decisioni radicali per impedire che i danni di questa rete corrotta composta da singoli eurodeputati e assistenti influenzino ulteriormente il nostro lavoro».
Il Mattino