Radio Radicale, Di Maio contro Boldrini: «Ecco chi gioisce, 3 milioni di soldi pubblici regalati»

«Ecco chi gioisce per aver regalato altri milioni di euro delle nostre tasse a Radio Radicale, una radio privata e di partito pagata con i vostri soldi. Fieri di esserci...

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«Ecco chi gioisce per aver regalato altri milioni di euro delle nostre tasse a Radio Radicale, una radio privata e di partito pagata con i vostri soldi. Fieri di esserci opposti con ogni mezzo!». Luigi Di Maio non usa mezzi termini e sulla sua pagina Facebook  pubblica il tweet scritto da Laura Boldrini nel quale l'ex Presidente della Camera gioisce per il via libera all'emendamento del Partito Democratico per garantire a Radio Radicale altri 3 milioni di euro per il 2019.


  

 
Cosa sta succedendo - Il finanziamento di 3 milioni previsto nell'emendamento approvato nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera è ossigeno puro per le casse di Radio Radicale, ma non basterà a garantire la copertura dei costi per l'anno in corso se non ci saranno risparmi. In attesa che lo stanziamento venga confermato in aula alla Camera e poi al Senato nella discussione sul dl crescita che scade a fine mese, l'emittente lavorerà affinché si delinei al più presto il percorso per la definizione della gara per l'appalto del servizio e affinché venga comunque garantita la continuità della convenzione scaduta il 21 maggio scorso. Questo il quadro delineato dall'amministratore delegato, Paolo Chiarelli, che assicura battaglia per garantire la prosecuzione dell'attività aziendale e garantisce che, per il momento, non corrono rischi i 52 dipendenti, tra cui 20 giornalisti. 
 

A fronte di costi che l'anno scorso si sono attestati sui 12 milioni di euro. «Anche questi tre milioni si incasseranno a dicembre 2020 e ci costeranno almeno 300mila euro di interessi - prosegue -. Il problema è che le banche per anticipare i fondi richiedono continuità aziendale. Dobbiamo garantire, cioè, che arriveremo a fine anno, ma per farlo servono risparmi che contiamo di realizzare riducendo le registrazioni, ma assicurando comunque i servizi istituzionali. Continueremo anche a lavorare per completare i ricavi, attraverso donazioni o attività per conto di fondazioni». «La convenzione è scaduta, ma secondo noi dovrebbe essere ripristinata - sottolinea ancora Chiarelli - e siamo pronti a sostenerlo anche con i ricorsi. Continueremo a svolgere il servizio con due possibili sbocchi: o la norma con la previsione della gara e la copertura dei costi nella fase di transizione, come stabilito dalla mozione, o il proseguimento della convenzione, con la possibilità che i tre milioni vengano riassorbiti».


«Noi siamo disposti a dialogare con il governo - aggiunge Chiarelli -. Se riducono gli stanziamenti devono però dirci cosa dobbiamo tagliare. Sono loro a dire che l'archivio ha un valore inestimabile, ma l'archivio non è un contenitore chiuso, va alimentato continuamente per essere completo. Noi svolgiamo un servizio che la Rai non ha mai fatto e non farà mai in futuro e il problema sono pochi milioni a fronte di un miliardo e 700 milioni garantiti alla tv pubblica per un servizio pubblico che spesso non si percepisce». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino