Ragazzina 13enne violentata per mesi dall'insegnante che doveva darle ripetizioni

Ragazzina 13enne violentata per mesi dall'insegnante che doveva darle ripetizioni
I voti a scuola non erano buoni, così i genitori hanno chiesto a un conoscente di dare ripetizioni alla figlia, una ragazzina di 13 anni. Le lezioni però sarebbero...

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I voti a scuola non erano buoni, così i genitori hanno chiesto a un conoscente di dare ripetizioni alla figlia, una ragazzina di 13 anni. Le lezioni però sarebbero diventate tutt'altro. L'uomo, una cinquantina d'anni, di origine iraniana, che dava ripetizioni anche ad altri giovani studenti, avrebbe abusato di lei. Più volte e per mesi, nel 2015.


È accaduto a Torino e, concluse le indagini della squadra mobile della polizia nei confronti dell'anziano insegnante, ora l'udienza preliminare è stata fissata per il 18 aprile. La vicenda sarebbe stata tenuta sotto silenzio anche dalla famiglia, in quanto avvenuta nell'ambito di una comunità torinese dei Bahà'ì, una religione abramitica monoteistica nata in Persia, che conta 7 milioni di fedeli in duecento Paesi nel mondo, Italia compresa.

La famiglia poi si è trasferita nel Biellese, dove una psicologa, avvicinata tramite la scuola, ha consigliato alla ragazzina di sporgere denuncia. Fino ad allora il problema era stato che il presunto insegnante era un membro della comunità religiosa di cui la famiglia faceva parte. Da qui il tentativo di risolvere la faccenda all'interno della comunità, per evitare di essere screditati. Un tentativo che si era concretizzato col fatto che l'Assemblea nazionale aveva allontanato l'anziano docente, mentre ai genitori dell'adolescente erano stati offerti dei soldi in cambio del silenzio.


Dopo la denuncia e le indagini il presunto insegnante, che aveva ammesso di fronte alla comunità quanto compiuto e si era recato spontaneamente dall'autorità giudiziaria, a quanto riferisce il suo legale, era finito in carcere nel 2016 e da luglio si trova ai domiciliari. In corso risulta inoltre da parte sua una trattativa con la persona offesa per risarcire il danno. Il silenzio e l'assenza, per lunghi mesi, della denuncia, nonostante i fatti sembra fossero noti nella comunità, è costato anche l'accusa di favoreggiamento al custode della sede della comunità religiosa, in via Rondissone a Torino, dove si sarebbero dovute tenere le lezioni. Accusata di omessa denuncia pure una psicologa del gruppo, a cui la giovane vittima si era rivolta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino