Rastrelli (Fdi): «Intercettazioni e carriere, compatti sul piano Nordio»

Il senatore: troppo potere ai pm

Sergio Rastrelli
Senatore Sergio Rastrelli, componente Fdi della commissione Giustizia di Palazzo Madama, con il centrodestra al governo ritorna centrale il nodo giustizia: non c'è...

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Senatore Sergio Rastrelli, componente Fdi della commissione Giustizia di Palazzo Madama, con il centrodestra al governo ritorna centrale il nodo giustizia: non c'è Berlusconi a Palazzo Chigi ma Giorgia Meloni. Eppure la tensione sembra alta. Perché?


«Tensione alta? Per nulla: anzi, c'è un clima molto sereno. E poi c'è un elemento di rilevante importanza».

A cosa si riferisce?
«Al fatto che dopo anni, finalmente, ci sono un governo e una maggioranza coesi e con una posizione politicamente chiara e omogenea rispetto alla necessità di riformare il sistema giustizia in Italia proponendo un modello più rapido, più efficiente e orientato al servizio al cittadino».

Ci sono anche gli obiettivi imposti dal Pnrr: ridurre i tempi del 40% nel settore civile, del 25% nel penale ed eliminare il 90% dell'arretrato. Come farete?
«Manterremo gli impegni soprattutto perché siamo convinti che una giustizia inefficiente sia causa di forti danni economici: contrazione del Pil, perdita di opportunità di sviluppo e disincentivo agli investimenti».

Dopo la Bonafede e la Cartabia un'altra riforma in meno di cinque anni...
«Ma con una differenza: quelle erano riforme dal respiro corto, frutto di compromessi al ribasso e figlie dell'assenza di un indirizzo politico chiaro e coeso. Noi abbiamo un obiettivo di legislatura e, come dice il ministro Nordio, il tema della giurisdizione coinvolge sì il giudice ma va relazionato anche ad altri soggetti coinvolti come la classe forense, l'università, la pubblica amministrazione. È quello che si intende come giurisdizione allargata».

Insisterete anche sulla separazione delle carriere? Forza Italia ha già depositato un testo...
«La definizione del ruolo del pm in Italia rappresenta una sorta di anomalia se confrontata con l'impianto di altri Paesi: qui da noi esiste uno sbilanciamento del potere del pubblico ministero al quale non corrispondono adeguati contrappesi».

Nei distretti di Corte di Appello l'inaugurazione dell'anno giudiziario si declina come un lungo elenco di doglianze...
«Gli obiettivi da raggiungere riguardano una forte spinta sulla digitalizzazione, sull'ufficio per il processo che va certamente implementato, sulle dotazioni organiche da ampliare mediante nuove concorsi e sull'efficientamento complessivo della macchina giudiziaria».

Sulle intercettazioni l'impressione è che il Guardasigilli Nordio non sia stato adeguatamente supportato da tutta la maggioranza. C'è un conflitto tra garantisti e giustizialisti?
«Nordio a tratti è apparso come il Gandalf del Signore degli Anelli ma posso confermarle che alcune dichiarazioni sue e di esponenti della maggioranza sono state strumentalizzate».

Talvolta il ministro è stato tenacemente difeso da Salvini e Tajani e meno da Fdi...
«Il ministro si è incontrato con il premier Giorgia Meloni che è anche il capo del partito: non è stato un faccia a faccia chiarificatore ma, semmai, un incontro per confermargli tutto il nostro sostegno. Nessuno in Fdi, men che meno Nordio, ha mai pensato di limitare le intercettazioni né per i reati di mafia e terrorismo né per i cosiddetti reati spia. In uno stato liberale vale il principio costituzionale che tutela la riservatezza della sfera individuale e garantisce la salvaguardia delle esigenze investigative».

Limitare le intercettazioni, magari anche per reati finanziari (che sono in aumento) non rischia di compromettere la sicurezza?
«Per noi sicurezza e diritto sono inscindibili. Ciò che è intollerabile è l'abuso dello strumento d'intercettazione che spesso è stato utilizzato per demolire l'avversario politico al di là dell'efficacia come mezzo di prova».

Troppi particolari, estranei alle indagini, dati in pasto ai giornali?
«Non solo. Ma va disciplinato anche l'utilizzo dei trojan di cui si è fatto un uso eccessivo e con effetti distorsivi».

Dai distretti giudiziari arrivano forti preoccupazioni sulla recrudescenza di reati commessi da minori...
«L'allarme viene soprattutto dalle città e non riguarda solo il fenomeno delle baby gang. C'è un problema di modestia etica da parte di chi commette reati ma c'è anche la facile aggressione da parte di esponenti della criminalità che trovano facili prede pescando nel mondo minorile. Dovremmo poter incidere maggiormente su questo aspetto ma occorrono riforme di lungo periodo, con una visione politica che adotti misure di carattere economico, sociale, che agisca sulla formazione e sul senso civico».

Una giustizia poco efficiente avrà anche ripercussioni su eventuali modifiche relative alla sovranità territoriale come l'autonomia differenziata?
«Fdi ha come tratto valoriale distintivo il principio della insopprimibilità della coesione nazionale».

Dunque, niente riforma Calderoli, anche se il ministro ieri ha ribadito che martedì prossimo arriva in pre-Cdm?
«Due riflessioni: il tema dell'autonomia dei territori, già previsto dalla riforma del Titolo V della Costituzione, voluta a maggioranza dalle sinistre, è nel nostro programma di governo. L'altra: la vera riforma del sistema istituzionale ruota attorno al presidenzialismo che porterà benefici sulla stabilità del governo, proporrà un bilanciamento effettivo dei poteri locali e rappresenterà un forte argine alle spinte autonomiste».

Il presidente della Regione Campania De Luca si sta proponendo come antagonista della riforma Calderoli e ieri ha anche detto, a proposito del terzo mandato in Regione, che lui si candiderà in eterno.
«Il quadro politico è ora cambiato».

In che senso?


«Fdi è diventata una forza politica centrale nel dibattito politico e nella proposta di governo a Roma come a Napoli. L'operato di De Luca in Campania va valutato su tre parametri: sanità, trasporti e rifiuti. Il fallimento su tutta la linea mi sembra evidente. A Napoli abbiamo un'amministrazione guidata dal pd Manfredi immobile e per di più in aperto contrasto con la Regione. Con queste premesse De Luca in eterno può fare solo il candidato». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino