Asia da record: ecco il più vasto accordo di libero scambio

Asia da record: ecco il più vasto accordo di libero scambio
Domenica scorsa, 15 novembre, durante una cerimonia virtuale che si è tenuta nella capitale vietnamita, i leader dei 15 paesi dell'Asia Pacifico hanno firmato...

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Domenica scorsa, 15 novembre, durante una cerimonia virtuale che si è tenuta nella capitale vietnamita, i leader dei 15 paesi dell'Asia Pacifico hanno firmato l’Accordo di Partenariato Economico Regionale (Rcep). L'accordo è il più vasto trattato multilaterale al mondo mai concluso perché comprende Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda e i 10 membri dell’Asean, coprendo un'area che rappresenta quasi il 30% del prodotto interno lordo e della popolazione mondiale, ovvero 2,2 miliardi di persone.

L'accordo, che entrerà in vigore solo dopo che almeno sei paesi Asean e tre paesi non Asean lo avranno ratificato, sarebbe stato più ampio se avesse incluso anche l'India, la grande assente, che l'anno scorso ha abbandonato i negoziati arrivati dopo quasi 8 anni alle fasi finali. Il testo del trattato è formato da 20 capitoli e riguarda diversi settori: misure sanitarie, scambi commerciali, investimenti, proprietà intellettuale, e-commerce e appalti pubblici. Poiché l'accordo elimina le tariffe preesistenti su una porzione più ampia di beni, è visto come un passo in avanti verso l'integrazione economica regionale. L'aspetto forse più importante è che il Rcep costituisce il primo accordo di libero scambio tra Cina, Giappone e Corea del Sud, permettendo così di eliminare le tariffe sull’86% delle merci giapponesi esportate in Cina, rispetto all'8% di oggi, e all'economia mondiale di crescere di quasi 200 miliardi di dollari entro il 2030, stando alle stime del Financial Times.

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Se da un lato il Rcep può essere considerato una vittoria del multilateralismo sul protezionismo e insieme la dimostrazione che la regione è impegnata nella costruzione di un destino condiviso, anche nell'ottica della cooperazione in ambito sanitario, il nuovo trattato non andrebbe descritto semplicemente come una conquista cinese. In primo luogo, perché i paesi dell'Asia Pacifico sono certo interessati alle possibilità di crescita offerte dall'accordo ma al tempo stesso temono l'affermarsi di Pechino quale potere economico dominate nella regione. Tuttavia, mostrano anche di sapersi sganciare dagli Usa, negli ultimi anni sempre meno presenti nella regione, se necessario. La Cina resta il membro più importante e questo alimenta i timori di alcuni Stati. Non a caso i 15 paesi parte dell'accordo hanno lasciato all'India la possibilità di rientrare. Il premier giapponese Suga ha infatti detto che Tokyo si impegnerà per facilitare l'ingresso dell’india nel nuovo trattato. Nuova Delhi si è rifiutata di farne parte, abbandonando il Rcep dopo 6 anni di negoziati, perché l'accordo avrebbe esposto il paese a un flusso eccessivo di importazioni a basso costo in arrivo dalla Cina, senza considerare poi le mancanze del trattato nel settore dei servizi. Ma l'assenza dell'India è indice anche del deteriorarsi dei rapporti con la Cina su una serie di altri fronti.

Il Rcep sembra essere più un accordo dal grande valore simbolico, nella sostanza è meno ambizioso del Ttp, o Trans Pacific Partnership, che eliminava quasi il 100% delle tariffe. L'agricoltura, ad esempio, non vi rientra e sono previste norme poco incisive per l'imposizione di uno standard comune per i prodotti. La conseguenza, dal punto di vista di Washington, è che gli Stati Uniti restano fuori da entrambi i più grandi accordi di libero scambio regionali, oltre al Rcep, anche dal Cpttp, ovvero l'evoluzione del Tpp a guida nipponica, che gli Usa avevano sostenuto con Obama e dal quale sono usciti nel 2017 con l'arrivo dell'amministrazione Trump. Il Ttp era stato pensato proprio per limitare l'influenza cinese nell'area. Quando a gennaio a Washington si insedierà la nuova amministrazione, Biden sarà chiamato a fare chiarezza su un punto in merito al quale è rimasto abbastanza vago: rientrare o meno nel Cptpp.

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Il Mattino