Recovery plan, 50 miliardi di euro alle grandi opere del Sud

Recovery plan, 50 miliardi di euro alle grandi opere del Sud
Il Dpcm del presidente del Consiglio potrebbe arrivare già nella prossima settimana. C'è chi dice, un po' maliziosamente, che l'incognita sui tempi...

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Il Dpcm del presidente del Consiglio potrebbe arrivare già nella prossima settimana. C'è chi dice, un po' maliziosamente, che l'incognita sui tempi dipenderà dall'esito della tornata elettorale, specie se non sarà favorevole alla maggioranza di governo. Ma di sicuro il dossier sulla nomina dei commissari di una trentina di opere pubbliche infrastrutturali da accelerare - tra ferrovie, strade, porti e dighe - è già da giorni nelle mani del premier Conte. Glielo ha consegnato la ministra dei Trasporti Paola De Micheli che sul contenuto, peraltro, continua a mostrare il massimo riserbo (anche se le fughe di notizie, vere o non, continuano).


LE LINEE GUIDA DEL RECOVERY PLAN 

Le certezze ormai acquisite però non mancano, a partire dalle indicazioni del piano Italia Veloce preparato dalla De Micheli e dal suo staff prima del Covid e poi opportunamente aggiornato. Al Mezzogiorno sono destinati lavori per circa 30 miliardi di euro in due anni che potrebbero però aumentare a 50 miliardi se, come il ministero si augura, una buona parte dei cantieri verrà finanziata anche attraverso le risorse straordinarie del Recovery Fund. Altra certezza è che nell'elenco delle opere da commissariare la quota Sud sarà vicina alla metà del totale e che, dopo la positiva esperienza della Napoli-Bari, il ricorso a commissari interni agli enti appaltanti (in particolare Rete ferroviaria e Anas) sarà generale. Tutti tecnici, in altre parole, il cui coordinamento è stato affidato dalla stessa ministra al viceministro pentastellato Giancarlo Cancelleri con cui sono state evidentemente appianate precedenti incomprensioni.

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Un ruolo di primo piano spetterà di sicuro a Maurizio Gentile, amministratore delegato in uscita per limiti di età da Rfi il cui lavoro come commissario della Napoli-Bari e del futuro polo dell'alta velocità siciliano è stato da tutti apprezzato. Al capitolo delle certezze vanno attribuite anche le ripartizioni di spesa già previste per le regioni meridionali dall'ambizioso piano Italia Veloce (200 miliardi in totale da impegnare in 15 anni nel Paese). E cioè, circa 16 miliardi alla Campania, 10 alla Puglia (e per le due regioni il grosso degli investimenti non potrà che riguardare ovviamente la Napoli-Bari, beneficiaria di recente anche del maxi-finanziamento da 2 miliardi della Bei), alla Sicilia 8,1 miliardi, alla Basilicata 1,5 miliardi, alla Calabria 4,1 miliardi. Si tratta di risorse, va precisato, in parte già finanziate e in parte in attesa di esserlo tra fondi nazionali ed europei.
 
Meno certo, come detto, è l'elenco delle opere in procinto di essere commissariate (la scadenza è entro dicembre), grazie anche all'entrata in vigore del decreto Semplificazioni. Per lo più si tratta di lavori stradali e ferroviari che per il Mezzogiorno corrispondono a progetti già in avanzata fase di cantierizzazione. Come, al solito, la linea di Alta velocità-Alta capacità ferroviaria Napoli-Bari (in particolare con la costruzione della galleria Hirpinia lunga 25 km), o la strada statale Jonica, con il terzo lotto già appaltato tra Basilicata e Calabria. Commissario in vista anche per i lavori di potenziamento tecnico-infrastrutturale della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, passaggio obbligato per portare l'Ata velocità-Alta capacità ferroviaria oltre lo Stretto di Messina (i 230milioni stanziati serviranno alla progettazione di fattibilità); e alla progettazione dell'asse sempre ferroviario tra Catania, Messina e Palermo che permetterà anche all'isola di dotarsi del più avanzato sistema di mobilità con un investimento iniziale pari a circa 7 miliardi e 200 milioni di euro.

Se poi le indiscrezioni di queste ultime ore troveranno conferma farebbero parte dell'elenco anche la nuova linea ferroviaria Ferrandina-Matera La Martella (365,49 milioni); la Palermo-Trapani (144 milioni); il potenziamento tecnologico e infrastrutturale della linea Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia. Resta un forte punto interrogativo sul Ponte o Tunnel dello Stretto ma sembra ormai che sull'opportunità dell'asse di collegamento siano caduti molti veti di natura politica.

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Di sicuro, che si tratti di opere strategiche per lo sviluppo del Sud e dunque del Paese è fuori discussione. Ed è impossibile non valutare il prezzo pagato finora dai territori meridionali in termini di mancata crescita economica e sociale: si calcola, ad esempio, che per ogni 100 km di Alta velocità l'impatto sulle aree attraversate produca ricadute pari a qualche decimale di Pil. Provate a immaginare quanto finora ci hanno rimesso regioni come la Calabria, la Basilicata o la Sicilia, non a caso tra le ultime in Europa per ricchezza pro capite: una cifra enorme.


Ma se per i cantieri da accelerare i nodi di natura finanziaria non sembrano più un ostacolo insormontabile, specie se arriveranno anche i fondi straordinari dell'Europa, è sui tempi e sulle modalità di progettazione che i dubbi sono ancora piuttosto robusti. L'ultima opera pubblica infrastrutturale realizzata nel Mezzogiorno, l'autostrada del Mediterraneo Salerno-Reggio Calabria, oggi tra le migliori d'Italia, è stata completata dopo oltre 25 anni, tra progetto iniziale e lavori, e con la decisiva accelerazione imposta letteralmente all'Anas dall'allora premier Renzi. Non è un precedente qualsiasi anche se negli ultimi anni qualcosa è cambiato (il piano di investimenti di Rfi, ad esempio, destina più risorse al Sud rispetto alle altre aree del Paese ed è in assoluto la prima volta che accade). È piuttosto un monito che la stessa Europa sembra poter far suo ora che, per così dire, si stanno per aprire le buste sui progetti da finanziare con il Recovery Fund. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino