Regeni, la stampa egiziana: «Ucciso da agenti segreti dei Fratelli musulmani»

Regeni, la stampa egiziana: «Ucciso da agenti segreti dei Fratelli musulmani»
Giulio Regeni «sarebbe stato ucciso da agenti segreti sotto copertura, molto probabilmente appartenenti alla confraternita terrorista dei Fratelli musulmani, per imbarazzare...

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Giulio Regeni «sarebbe stato ucciso da agenti segreti sotto copertura, molto probabilmente appartenenti alla confraternita terrorista dei Fratelli musulmani, per imbarazzare il governo egiziano». Lo scrive il quotidiano filo-governativo egiziano AlYoum7 online citando fonti vicine alla procura egiziana che indaga sul caso. Le stesse fonti aggiungono che «il procuratore egiziano e la sua controparte italiana stanno raccogliendo tutti gli elementi possibili per individuare l'autore del crimine».​


«La procura egiziana si sta avvicinando all'identificazione del killer» di Regeni, sostiene il portale egiziano. «La procura di Giza sud, guidata dal presidente Ahmed Naji, sta portando avanti gli sforzi per svelare i misteri e le circostanze» della morte del ventottenne italiano, riferisce il sito egiziano, che parla di «importanti indizi raccolti dopo aver ricevuto il rapporto medico e un resoconto dalle chiamate in entrata e uscita» (dal telefono, ndr) di Regeni. «Il team d'indagine italiano, composto da sette membri, è in stretto contatto con l'ufficio del procuratore generale» egiziano, afferma Youm7, con l'obiettivo di «aggiornarsi sugli ultimi sviluppi dell'indagine» da parte egiziana e per «metterli a confronto» con i risultati ottenuti da loro.

La versione di Youm7, ovviamente, è tutta da verificare. «Sulla vicenda Regeni
«sono stati commessi errori incredibili da parte degli Egiziani, oggi auspichiamo che sia garantita piena collaborazione ai nostri investigatori che si trovano al Cairo», ha detto il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi, al termine dell'audizione del direttore dell'Aise, Alberto Manenti. Manenti si trovava proprio al Cairo quando è stato ritrovato il corpo di Regeni, ma la sua visita, ha sottolineato Stucchi, «era stata calendarizzata in precedenza e non aveva a che fare con la vicenda».


Il direttore dell'Aise, secondo quanto riferito da Stucchi,
«ha confermato che il giovane friulano non avesse rapporti di alcun tipo con le nostre agenzie di sicurezza» e che l'eventuale utilizzo del suo lavoro di ricercatore da parte di altri servizi siano soltanto «illazioni». Manenti ha ricostruito quasi ora per ora quanto accaduto ed il lavoro svolto fin dal momento della scomparsa di Regeni fino al ritrovamento del corpo. La situazione, ha ammesso il presidente del Copasir, «è ingarbugliata. in Egitto la polizia non è gestita in modo efficacie e corretto, c'è una mancanza di dialogo al suo interno e con gli altri corpi di sicurezza. Ora - ha concluso - si tratterà di intercettare la volontà delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria egiziana di collaborare con i nostri uomini di polizia e carabinieri che sono sul posto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino