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Un pigiama party tra ragazze, una serata innocua che si sarebbe trasformata in tragedia. È accaduto ancora a Reggio Emilia dove, appena una settimana fa, una quindicenne, completamente stordita dall’alcol, è stata stuprata da tre compagni di classe che, ha detto, credeva fossero suoi amici.
Questa volta invece la vittima di anni ne ha 13, e avrebbe subito abusi da un ventenne. La procura di Reggio Emilia ha delegato le indagini ai carabinieri del Reparto operativo, che stanno ancora sentendo i testimoni, cioè tutti i ragazzini presenti al pigiama party, per ricostruire l’accaduto.
Secondo le prime verifiche, sarebbero stati gli stessi amici, che di straforo erano arrivati al party con il ventenne, a fermarlo. Il ragazzo è stato denunciato dai genitori della vittima ed è indagato a piede libero per violenza sessuale, aggravata dal fatto che la ragazzina avesse meno di 14 anni.
I fatti sono avvenuti all’inizio di dicembre.
La denuncia è arrivata solo nelle settimane successive. I genitori della ragazzina si erano accorti che qualcosa era cambiata. E alla fine, dopo tante domande sui prolungati silenzi, lei ha raccontato tutto in lacrime. La denuncia è stata formalizzata subito dopo ai carabinieri e adesso la minorenne è assistita dalla psicologa di un centro che supporta i bambini vittime di abusi.
«Le indagini faranno luce su questo inquietante episodio e la psicologa che abbiamo incaricato è riuscita ad entrare in sintonia con la ragazzina, sia per aiutarla nell’affrontare il trauma subito, sia nel chiarire alcune dinamiche di possibili reati», ha commentato Roberto Mirabile, presidente de “La caramella buona onlus”, l’organizzazione alla quale si sono rivolti i genitori della bambina. «Questo episodio - continua Mirabile - si aggiunge purtroppo ad altri che sempre più frequentemente si registrano nelle cronache: abusi sessuali compiuti su ragazzine, utilizzando alcolici se non addirittura droghe, come quella dello stupro. È importante che le ragazze abbiamo strumenti di autodifesa, che capiscano quando si presenta un pericolo e sappiano prevenirlo, che abbiamo piena consapevolezza della dignità del proprio corpo e della propria condizione di (piccole) donne. Per quanto riguarda i maschi che si rendono colpevoli di brutalità, credo occorra anche affrontare un serio discorso di rieducazione affettiva oltre che penale».
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